Pace in Tigray, il Tplf detta le sue condizioni

di Enrico Casale
milizia Tplf

I leader del Tplf (Fronte popolare di liberazione del Tigray), l’ex partito al governo in Tigray (Etiopia), hanno pubblicato una dichiarazione nella quale fissano le condizioni per i colloqui di pace. La dichiarazione è stata trasmessa da Tmh, una società di media affiliata allla formazione politica tigrina, e rilanciata dai media internazionali.

Il conflitto nel Tigray è scoppiato il 4 novembre 2020 quando le truppe federali hanno lanciato un’offensiva per deporre il Tplf dopo che i suoi miliziani avevano catturato le basi militari nel Nord. Di fronte all’offensiva i miliziani del Tplf insieme ai loro leader si sono ritirati nelle alte montagne della regione. Nonostante a dicembre il premier Abiy Ahmed abbia dichiarato la fine delle ostilità, numerose testimonianze sul luogo confermano che i combattimenti continuano. Diversi leader veterani del Tplf sono stati uccisi o catturati, ma i leader militari e più attivi del partito sono ancora alla testa delle milizie.

Ora, i leader tigrini dettano le condizioni per una trattativa. Nel documento si chiede il ritiro delle truppe eritree dal Tigray (presenza, quella degli eritrei sempre smentita sia da Addis Abeba sia da Asmara). I tigrini chiedono anche il ritiro di altre «forze d’invasione», facendo riferimento alle milizie di etnia amhara che hanno anche combattuto nel Tigray e hanno il controllo di alcune aree.

I tigrini avanzano anche la richiesta di un’inchiesta indipendente sulla «pulizia etnica» e la distruzione causata dal conflitto, l’accesso alla regione per gli aiuti umanitari per raggiungere 4,5 milioni di persone che hanno urgente bisogno di aiuto e lo scioglimento dell’amministrazione provvisoria del Tigray istituita dopo il conflitto.

«Qualsiasi colloquio di pace – spiegano i leader del Tplf – dovrebbe essere condotto da un organismo internazionale indipendente».

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