Macron dà l’addio all’Operazione Barkhane

di claudia

Nove anni dopo il dispiegamento di Serval nel 2013, diventata Barkhane nel 2014, Emmanuel Macron ha annunciato ufficialmente la fine dell’operazione Barkhane militare nel Sahel. “Ho preso la decisione, in coordinamento con altri attori, di porre fine all’operazione Barkhane”, ha detto Macron in visita alla città di Tolone.

Secondo l’Eliseo l’annuncio “non avrà alcuna conseguenza” sulla presenza militare francese nella regione, dove circa 3.000 soldati francesi sono ancora schierati tra Niger, Ciad e Burkina Faso. Tre mesi fa le forze francesi hanno completato il ritiro di uomini e mezzi dal Mali e riconsegnato le basi alle forze locali.

Al culmine dell’Operazione la forza multinazionale contava 5.000 soldati schierati nei diversi Paesi del Sahel. Secondo l’Eliseo, il principio è “ridurre l’esposizione e la visibilità delle nostre forze militari in Africa, concentrarsi sulla cooperazione” e fornire aiuti principalmente in termini di equipaggiamento, addestramento, intelligence e partnership operativa, su richiesta dei paesi partner.
Negli ultimi due anni l’influenza francese è fortemente diminuita nell’area, soprattutto in Mali dal 2020, dopo la decisione presa dalle autorità di Bamako di rompere gli accordi di difesa con la Francia e i suoi partner europei. Lo scorso luglio infatti è stata sciolta la forza europea di supporto alla lotta al terrorismo. Il 15 agosto gli ultimi soldati francesi dell’Operazione Barkhane hanno lasciato il Mali, ponendo così fine a nove anni di presenza militare nel Paese, volta a “combattere il terrorismo nella regione del Sahel”.

Una lotta al terrorismo che, tuttavia, non ha ottenuto risultati incoraggianti: oggi Mali e Burkina Faso stanno decisamente peggio sotto il profilo della sicurezza, e lo stesso vale per il vicino Niger. In Burkina Faso, in particolare, i gruppi islamisti principali, Iswap e Aqim (legati a Stato Islamico il primo e ad al-Qaeda il secondo e in lotta tra loro per il controllo dei territori occupati), controllano oggi il 60% del territorio nazionale e le loro azioni tracimano sempre più spesso i confini burkinabé verso i paesi costieri: Benin, Togo, Ghana e Costa d’Avorio hanno tutti innalzato, nelle ultime settimane, il livello di allerta interna dopo diverse incursioni di gruppi armati nelle aree confinanti col Burkina Faso. L’estensione delle attività jihadiste ai paesi del Golfo di Guinea è la sfida che attualmente questi paesi fanno fatica a raccogliere, anche per via della congiuntura economica molto poco favorevole.

Tuttavia Parigi sembra più concentrata a contrastare la presenza russa nel Sahel più che quella islamista: un recente rapporto dell’Istituto strategico di studi militari (Irsem), dipendente dal ministero della Difesa di Parigi, ha descritto in Mali “la proliferazione di contenuti propagandistici e di disinformazione online, il più delle volte volti a denigrare la presenza francese e giustificare quella della Russia”, cosa che è stata evidenziata di recente anche in Burkina Faso. 

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