Nigeria, le scuole chiuse per il Ramadan riaccendono polemiche tra le confessioni

di claudia
scuola

In occasione del mese di Ramadan, iniziato sabato, quattro Stati del nord della Nigeria, a maggioranza musulmana, hanno ordinato la chiusura delle scuole di ogni ordine e grado, un fatto che sta scatenando feroci polemiche con le comunità non-musulmane.

Lo riportano i media locali, che citano tutti una dichiarazione rilasciata giovedì da Aminu Usman, capo della polizia islamica di Kano, l’Hisbah, che invitava anche le scuole private a rispettare l’ordinanza, minacciando che in caso di inosservanza ci sarebbero state multe e ripercussioni. Due giorni prima, il ministero dell’Istruzione di Kano aveva ordinato la chiusura di tutte le scuole pubbliche a partire dal 28 febbraio, con la riapertura prevista il 7 aprile.

La decisione, piuttosto insolita, è stata presa dalle autorità degli Stati di Kano, Katsina, Bauchi e Kebbi, che hanno interrotto il calendario accademico per il Ramadan: in questi stati della federazione nigeriana la legge islamica, la Sharia, convive con il diritto statuale e federale nigeriano, in una sorta di mediazione costante che spesso rende complicata la vita dei tribunali, chiamati a mediare tra leggi talvolta inconciliabili. Non è chiaro se la scelta di ordinare la chiusura di queste scuole sia stata coordinata dai governatori di questi stati e non è chiaro se la base giuridica su cui è stata emanata l’ordinanza sia la Sharia; quel che è certo è che la chiusura delle scuole sta attirando forti critiche da parte della National association of nigerian students (Nans) e della Christian association of Nigeria (Can), che hanno minacciato di intraprendere azioni legali contro i governi dei quattro stati.

La Nans, un sindacato studentesco, in una dichiarazione diffusa lunedì ha detto di “condannare fermamente” la direttiva, minacciando proteste a livello nazionale perché tale decisione “indebolisce il progresso accademico degli studenti, interrompe il loro apprendimento e colpisce ingiustamente gli studenti non musulmani, sottoponendoli a indebite discriminazioni”. In una dichiarazione alla stampa, Daniel Okoh, presidente della Can, un’organizzazione cristiana, ha detto che è in gioco “l’istruzione dei nostri figli”.

ramadan

Ieri è stata poi la volta dei vescovi nigeriani: con una dichiarazione ufficiale, la Conferenza episcopale della Nigeria (Cbcn) ha espresso profonda preoccupazione per questo provvedimento, motivando tale preoccupazione con le stesse argomentazioni della Nans e della Can: la sospensione delle lezioni durante il Ramadan riguarda direttamente milioni di studenti nigeriani e, secondo i vescovi, indebolisce ulteriormente un sistema educativo che già si trova ad affrontare numerosi ostacoli. Secondo i vescovi, le interruzioni prolungate dell’attività scolastica stanno sconvolgendo il calendario scolastico e mettendo a repentaglio il futuro dell’istruzione di molti bambini nigeriani: “Una decisione del genere non farà che aggravare la crisi dell’istruzione in una regione che ha uno dei tassi più alti di bambini fuori dalla scuola al mondo” ha detto il vescovo Lucius Iwejuru Ugorji, presidente della Cbcn.

Secondo un rapporto della Banca Mondiale del 2020 sul tema delle chiusure forzate delle scuole, per ragioni di terrorismo, imposizioni di legge o altro, la chiusura delle scuole nei paesi a basso reddito fa aumentare enormemente i tassi di abbandono scolastico e comporta notevoli deficit di apprendimento nei bambini, aggravando le disuguaglianze educative. Allo stesso modo, il Rapporto di monitoraggio dell’istruzione globale dell’Unesco, sempre del 2020, mette in guardia dalle conseguenze delle interruzioni prolungate delle attività scolastiche ed anche una ricerca del National bureau of economic research americano del 2019 ha dimostrato che queste chiusure hanno effetti duraturi sul rendimento scolastico degli studenti.

Condividi

Altre letture correlate: