Nigeria: il punto su Boko Haram, un anno dalla morte di Shekau

di Valentina Milani

Dalla morte di Abubakar Shekau, il leader storico di Boko Haram, nel maggio 2021, l’equilibrio di potere si è spostato, nel nord-est della Nigeria. A puntare i riflettori sulla questione è l’ultimo rapporto dell’International Crisis Group (Icg) che sottolinea che lo Stato islamico in Africa occidentale (Iswap) domina ora la regione. La cattura della foresta di Sambisa – l’ex roccaforte di Shekau – da parte degli uomini dello Stato islamico ha portato molti ex combattenti ad arrendersi alle autorità. Ma queste rese di massa sono difficili da gestire per le autorità e la mancanza di cure adeguate può spingere alcuni di questi uomini a tornare rapidamente al jihadismo, secondo l’Icg.

Più di 35.000 “terroristi pentiti” si sono arresi negli ultimi nove mesi, secondo il governatore dello Stato di Borno Babagana Zulum. Ma queste cifre nascondono una realtà più complessa. Infatti, precisa Icg, la maggior parte di questi “fuggitivi” sono donne e i loro figli, tenuti prigionieri per anni da Boko Haram.

Gli ex combattenti attivi sono molto meno numerosi, circa 2.000, secondo gli specialisti.  Finora, le donne e i bambini sono stati rapidamente restituiti alle loro comunità d’origine. I disertori di Boko Haram, invece, sono collocati in campi di transito nel cuore della città di Maiduguri.

Lo Stato islamico dell’Africa occidentale ha recuperato gran parte del territorio occupato da Shekau, in particolare nel Sambisa, una grande foresta nel Borno centrale dove era basato. Dove è stato più complicato è nelle montagne del Mandara, al confine con la Nigeria e il Camerun, e poi sul lago Ciad.

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