Nigeria, il leader degli sciiti potrà espatriare

di Enrico Casale
Sheikh Zakzaky

Lo sceicco Ibraheem Zakzaky, leader della comunità sciita filoiraniana, potrà lasciare la Nigeria e recarsi in India per cure mediche. Lo ha stabilito una sentenza di un tribunale di Kaduna, nel Nord della Nigeria.

Ieri mattina, 5 agosto, la sicurezza è stata rafforzata nella città nigeriana dove il leader religioso e sua moglie Zeenah erano detenuti dal 2015. Gas lacrimogeni sono stati sparati dalla polizia contro i sostenitori che erano venuti a manifestare a favore dello sceicco.

In passato, i seguaci di Zakzaky si sono scontrati con la polizia nelle manifestazioni che chiedevano la liberazione dell’esponente religioso. La scorsa settimana, il governo ha ufficialmente bandito il Movimento islamico in Nigeria (Min), l’organizzazione che rappresenta gli sciiti, accusando i leader di voler scatenare le violenze e di essere «nemici dello Stato». La decisione è stata presa dopo la morte di una ventina di persone, tra cui un vicecommissario di polizia e un giornalista, durante una protesta nella capitale Abuja. La risposta dello Stato nigeriano a questo gruppo radicale che non riconosce l’autorità di Abuja e vuole l’istituzione di una Repubblica islamica sul modello iraniano è di netta chiusura, il governo non intende aprire al dialogo con gli sciiti.

«Ci spingono fino al punto in cui dovremo prendere le armi per difenderci – ha dichiarato all’Afp Suhailah Maleshiya, figlia del leader del gruppo –. Vedere i propri fratelli essere uccisi ancora e ancora, farebbe cambiare idea a chiunque».

Nelle ultime settimane, i sostenitori del Min hanno dimostrato quasi ogni giorno per chiedere la liberazione del loro leader, cantando slogan come «Morte a Buhari. Morte all’Arabia Saudita. Zakzaky  libero».

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