Mozambico – Scandalo del debito. Arrestati ex ministro e 3 ex banchieri Credit Suisse

di AFRICA

Sembra esser giunta ad una svolta l’inchiesta giudiziaria internazionale sullo scandalo del debito pubblico occulto del Mozambico scoppiato due anni fa. L’ex ministro delle Finanze mozambicano, Manuel Chang, è stato arrestato in Sudafrica lo scorso 29 dicembre su ordine della autorità statunitensi perché ritenuto colpevole di aver garantito ad alcune compagnie mozambicane prestiti per 2 miliardi di dollari in cambio di tangenti.

L’ex ministro è stato già ascoltato due volte dal Tribunale de Kempton Park a Johannesburg secondo quanto riporta il quotidiano OPais, ed è attualmente detenuto con l’accusa di aver garantito la somma a nome del suo paese e senza informarne il Fondo monetario internazionale (Fmi), una somma versata da parte di tre aziende a capitale pubblico (Proindicus, EMATUM e MAM) legate ai servizi segreti e al ministero della Difesa mozambicani, ufficialmente per permettere l’acquisto di materiale di sorveglianza marittima e di battelli, progetti che non sono mai stati realizzati. Secondo i primi elementi dell’inchiesta, Chang avrebbe percepito in cambio non meno di 7 milioni di dollari.

Nel caso sono implicati anche tre ex banchieri del Credit Suisse, Andrew Pearse, Surjan Singh e Detelina Subeva, che sono stati arrestati ieri a Londra con l’accusa di riciclaggio di denaro e frode di titoli. I tre sarebbero usciti su cauzione, ma affrontano una richiesta di estradizione negli Usa, come ricorda Verdade. Qualche giorno fa c’è stato anche l’arresto dell’alto dirigente della compagnia di costruzione navale Privinvest Group, Jean Boustani, anch’esso legato al caso assieme a Chang.

La scoperta del caso, nel 2016 quando sono iniziati ad emergere debiti non dichiarati per centinaia di milioni di dollari per i quali il governo si Maputo si era segretamente esposto a beneficio di aziende di Stato. Ciò ha fatto esplodere il debito del Mozambico, che è passato dall’80% del 2015 al 130% del 2016, determinando il congelamento dell’aiuto del Fmi e di altri finanziatori internazionali, e scatenando nel paese una profonda crisi economica e finanziaria.

In una nota, il Credit Suisse ha chiarito che nessuna azione è stata intrapresa contro la banca stessa.

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