Mali, Stato islamico del Grande Sahara pubblica un video propaganda

di claudia
terrorismo

Lo Stato islamico del Grande Sahara (Eigs) ha pubblicato lunedì sera un video in cui vuole dare una vera e propria dimostrazione di forza agli spettatori, rivolgendosi in particolare agli attori statali, ma anche ai loro nemici non-statali di al-Qaeda. Il video mostra la cerimonia di fedeltà che si è svolta, probabilmente alla fine del mese scorso, in una località sconosciuta nella zona dei tre confini, tra Niger, Burkina Faso e Mali.

Le foto circolavano già da qualche giorno. Il video, che dura circa 10 minuti, mostra la cerimonia di fedeltà, quell’evento epocale in cui tutte le “province”, le divisioni del Gruppo dello Stato Islamico nel mondo, si riuniscono per riconoscere e incoronare il nuovo leader mondiale dell’organizzazione, Abu al-Hussein al-Husseini al-Qurachi.

Il video è uno strumento di propaganda altamente professionale: le immagini, il suono, il montaggio mostrano competenze molto alte nell’uso dell’audio-video, della regia e delle tecniche di ripresa, sulla falsariga di quanto lo stesso Isis mostrò in Siria negli anni più di successo dell’organizzazione, durante la lunga guerra civile. Nel Sahel tuttavia è la prima volta che il gruppo si fa propaganda con un video così complesso: “È la prima volta che vedo un video dello Stato Islamico nel Sahel con così tanti combattenti. Cento, duecento, è impressionante” ha detto a Rfi Djallil Lounnas, ricercatore algerino specializzato in gruppi jihadisti all’Università al-Akhawayn in Marocco.

Nelle immagini i miliziani, contrariamente ai video che produceva Boko Haram di combattenti ciabattanti e a volte male armati, mostrano tutta la loro potenza di fuoco: i Kalashnikov, che ci sono ancora, sono in gran parte stati sostituiti dalle mitragliatrici M80 e si mostra una massiccia presenza di armi antiaeree, come le classiche mitragliatrici sui cassoni dei pick-up in grado di abbattere elicotteri e aerei da guerra. A questo si somma una quantità enorme di motociclette.

Fino a qualche anno fa sarebbe stato impensabile per Eigs organizzare un raduno di questo tipo nella zona dei tre confini, terra di conflitto dal 2012 ma pattugliato continuamente dai militari dell’operazione Barkhane, oggi terminata dopo l’incidente diplomatico tra Mali e Francia. Barkhane era infatti in grado di effettuare pattugliamenti aerei, attività oggi impossibile alle Forze armate del Mali.

Dallo scorso marzo, secondo il conteggio delle comunità locali, gli attacchi dell’Eigs nel nord-est del Mali avrebbero causato più di 900 morti.

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