Le immagini dell’anno (con poca Africa)

di Marco Trovato

C’è poca, pochissima Africa nella selezione dagli scatti finalisti del World Press Photo 2021. Sarà per via della pandemia, che da un anno limita e condiziona fortemente gli spostamenti dei fotoreporter, sarà per le difficoltà che ancora oggi incontrano i fotografi africani – a cui certo non manca il talento – a emergere nei grandi contest internazionali. Sta di fatto che il continente africano è il grande assente della 64ª edizione del più importante premio fotogiornalistico del mondo. Non è una novità. Benché l’Africa sia immensa, in pieno fermento, popolata da un miliardo e trecento milioni di abitanti, scenario di eventi epocali, rimane clamorosamente sottoesposta nei circuiti dei grandi media. Per rendersene conto, basta consultare gli archivi delle principali agenzie fotografiche che ogni giorno si arricchiscono di migliaia di nuovi scatti e video: pochissimi raccontano cosa accade al di là del Mediterraneo.

La tendenza è confermata quest’anno anche dal World Press Photo. Un’anomalia difficile da spiegare, se pensiamo ai tanti fatti di rilievo accaduti lo scorso anno a sud del Sahara: tumulti e proteste di piazza (dalla Nigeria al Sudafrica), celebrazioni epocali (17 Paesi hanno festeggiato i sessant’anni dalla fine del colonialismo), campagne elettorali roventi (Uganda), colpi di stato (Mali) disastri ambientali (il naufragio della petroliera giapponese alle Mauritius), guerre e crisi umanitarie (Etiopia, Burkina Faso, RD Congo) e svolte democratiche (Sudan). L’unica immagine “africana” selezionata dalla giuria per le due categorie principiali, pubblicata in apertura dell’articolo, l’ha scattata lo spagnolo Luis Tato e immortala la lotta impari di un contadino in difesa dei suoi campi contro l’invasione delle locuste in Africa orientale. Nella categoria “natura – scatti singoli” è in corsa una foto dello statunitense Ami Vitale, vedi sotto, sulle operazioni di salvataggio delle giraffe di Rothschild dalle zone alluvionate del Kenya e traportate con una chiatta in un’area protetta.

Forse non è un caso se entrambe le foto raccontano le conseguenze del clima impazzito: l’Africa, benché sia il continente con minore responsabilità per la produzione di gas e di sostanze nocive per la nostra atmosfera, è destinata subire più di tutti gli effetti nefasti dei cambiamenti climatici. Tra i dieci paesi più colpiti da fenomeni meteo estremi cinque sono africani: Mozambico, Zimbabwe, Malawi, Sud Sudan e Niger. Lo rivela l’ultimo rapporto Global climate index 2021, pubblicato a gennaio da Germanwatch. Gli altri paesi del mondo più vulnerabili sono Bahamas, Afghanistan, Giappone, India e Bolivia.

La giuria generale del World Press Photo (di cui facevano parte anche l’etiope Mulugeta Ayene, il ghanese Francis Kokoroko, il senegalese Omar Victor Diop) ha esaminato i lavori di 4315 fotografi, provenienti da 130 Paesi per un totale di 74.470 immagini. Al centro dell’obiettivo dei finalisti: la crisi sanitaria mondiale, i cambiamenti climatici, gli incendi dell’Amazzonia, le proteste del movimento Black Lives Matter negli Usa… Dei 45 fotografi finalisti – appartenenti a 6 continenti e 28 nazionalità diverse – nessuno è africano. Nelle due categorie principali ci sono due italiani: Lorenzo Tugnoli dell’agenzia Contrasto e Antonio Faccilongo di Getty; nella categoria Ritratti/Storie è in corsa Gabriele Galimberti con un lavoro sulla diffusione delle armi negli Stati Uniti (The ‘Ameriguns’) realizzato per National Geographic. Fotografi africani non pervenuti alle selezioni finali.  I numeri non raccontato tutto. Ma possono indurre a qualche riflessione sulla scarsa rappresentazione dell’Africa nel mondo fotogiornalistico.

Ecco le sette fotografie in lizza per il premio della foto dell’anno (World Press Photo of the Year): Lincoln Emancipation Memorial Debate di Evelyn Hockstein (Usa), Leaving Home in Nagorno-Karabakh di Valery Melnikov (Russia), The First Embrace di Mads Nissen (Danimarca), The Transition: Ignat di Oleg Ponomarev (Russia), Fighting Locust Invasion in East Africa di Luis Tato (Spagna), Injured Man After Port Explosion in Beirut di Lorenzo Tugnoli (Italia). Le tre nomination per il miglior reportage (World Press Photo Story of the Year) sono: Those Who Stay Will Be Champions di Chris Donovan (Canada), Habibi di Antonio Faccilongo (Italia), Paradise Lost di Valery Melnikov (Russia). I nomi dei vincitori saranno proclamati il 15 aprile. worldpressphoto.org

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