In Africa la governance peggiora

di Enrico Casale
Africa Flags

La qualità della governance dei Paesi africani e peggiorata per la prima volta dal 2010. A sostenerlo è la Mo Ibrahim Foundation che, questa settimana, ha presentato il Mo Ibrahim Governance Index 2020, attraverso il quale, da dieci anni, calcola, attraverso una serie di parametri, le performance dei governi africani.

Nel 2019, il punteggio medio africano per la governance complessiva è sceso di -0,2 punti al di sotto di quello del 2018, registrando il primo peggioramento su base annua dal 2010. Questo calo è innescato dal peggioramento delle prestazioni in tre delle quattro categorie prese in considerazione: inclusione, sicurezza e Stato di diritto e sviluppo umano.

I progressi, secondo quanto sostengono gli analisti della fondazione, stavano già rallentando dal 2015. Nel 2015-2019, la performance ha perso slancio sia nello sviluppo umano che nei fondamentali per le opportunità economiche ed è continuato il deterioramento della sicurezza, dello Stato di diritto, della partecipazione, dei diritti e dell’inclusione.

Mauritius, Capo Verde, Seychelles, Tunisia e Botswana sono tra i Paesi con la miglior governance in Africa. Angola e Somalia hanno una gestione politica insufficiente. Nel 2019, secondo il rapporto, Mauritius ha mantenuto la prima posizione (già sua l’anno precedente). La Somalia è rimasta invece all’ultimo posto a causa dell’instabilità provocata dagli attentati di al-Shabaab. Nonostante ciò, la Somalia ha migliorato il suo punteggio rispetto al 2010, grazie al miglioramento delle infrastrutture e all’aumento dell’uguaglianza di genere.

Sebbene ai vertici della classifica, Mauritius, Botswana e Sudafrica, hanno segnato, negli ultimi cinque anni, un deterioramento nella governance complessiva. Al contrario, alcuni Paesi solitamente in fondo alla classifica, come Gambia, Costa d’Avorio e Zimbabwe hanno segnato miglioramenti nel decennio. La Somalia, al 54° posto, è tra i sette Paesi che hanno maggiormente migliorato la loro posizione.

«Il 61,2% degli africani vive in Paesi in cui la governance è migliore rispetto al 2010 – secondo Nathalie Delapalme, direttore esecutivo della Mo Ibrahim Foundation -. Tuttavia, dal 2015, questo progresso sta rallentando, il che è un po’ preoccupante».

La maggioranza degli africani è comunque insoddisfatta del proprio governo. In più della metà delle nazioni esaminate, i cittadini sono meno soddisfatti delle prestazioni di governance del proprio Paese rispetto a dieci anni fa. E questo a causa delle violazioni dei diritti digitali e le chiusure di Internet che sono in aumento in Africa e portano a una minore condivisione delle informazioni. «I cittadini sono i destinatari della leadership e della governance pubblica, e la valutazione delle prestazioni della governance deve avere un posto importante nella valutazione. Nel nostro indice i loro pareri hanno un posto rilevante», ha detto Camilla Rocco, responsabile della ricerca presso la Fondazione Mo Ibrahim.

La fondazione riconosce che i governi di tutta l’Africa stanno affrontando sfide insolite a causa della pandemia Covid-19. Tuttavia, il rapporto mostra che la pandemia ha peggiorato una situazione già allarmante in termini di interferenze elettorali, riduzione dello spazio per la società civile, aumento della repressione e disordini politici. Il Covid-19 ha anche messo sotto i riflettori le lacune sanitarie dei Paesi in tutto il continente. «L’attuale pandemia sta ovviamente peggiorando e minacciando coloro che hanno fatto progressi, soprattutto nel settore economico», ha osservato Delapalme.

Negli ultimi anni, i governi africani hanno accusato la Fondazione Mo Ibrahim di aver pubblicato solo rapporti negativi sul loro stato di cose. Tuttavia, la fondazione afferma che i suoi risultati si basano su informazioni raccolte da diversi gruppi di ricerca. «Non è una valutazione interamente svolta dalla fondazione ha detto Delapalme -. Stiamo presentando un dashboard che consolida i dati provenienti da 38 fonti diverse, quindi è una valutazione collettiva. Penso che sia una valutazione equa e imparziale».

(Enrico Casale)

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