Il presidente egiziano vola sabato a Khartoum, grandi manovre su Gerd

di Valentina Milani
diga nilo azzurro

Il presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi guiderà sabato prossimo una delegazione di alto livello a Khartoum, in Sudan, dove incontrerà il presidente del Consiglio sovrano di transizione, il generale Abdel Al-Fattah Al-Burhan, per discutere dei rapporti bilaterali e di questi regionali e internazionali di comune interesse. Lo ha annunciato la ministra degli Esteri sudanese, Mariam Al-Saddiq Al-Mahdi, durante una visita al Cairo per un vertice della Lega araba, nel corso della quale è stata ricevuta da al Sisi e ha incontrato l’omologo egiziano Sameh Shoukry.

Tema centrale degli incontri la controversa diga Grand Ethiopian Renaissance Dam (Gerd) in costruzione sul Nilo Azzurro, al confine dell’Etiopia con il Sudan. Secondo quanto riportato dai media egiziani, Sisi ha ribadito “la posizione ferma dell’Egitto sull’inevitabilità di un accordo legalmente vincolante” tra i tre paesi riguardo alle regole di riempimento del bacino e di funzionamento della Gerd, in modo da tutelare in particolare i diritti idrici dei due paesi a valle, ossia Egitto e Sudan.

Il Cairo e Khartoum vorrebbero arrivare all’accordo prima di luglio, quando ci sarà il secondo riempimento del bacino della diga. Nella conferenza stampa tenuta con Shoukry, la ministra sudanese ha rinnovato l’appello all’Etiopia per una ripresa dei negoziati, affermando che il secondo riempimento del bacino “mette a rischio la vita di 20 milioni di cittadini sudanesi”. Da parte sua, Shoukry ha chiesto ad Addis Abeba di dare prova di buona volontà, sottolineando che non si possono sostenere negoziati “senza fine”.

Egitto e Sudan stanno cercando di dare vita a un meccanismo negoziale sostenuto dall’Unione africana (Ua) che porti alla creazione di un quartetto internazionale, guidato dall’attuale presidente di turno dell’Ua, la Repubblica democratica del Congo, composto da Ua, Unione europea, Stati Uniti e Nazioni Unite.

Dopo la fallita mediazione della precedente amministrazione di Donald Trump, la scorsa settimana Washington ha fatto sapere di aver avviato una revisione della propria politica sulla Gerd. “Sappiamo che la Gerd è una questione importante per le tre parti – ha detto il portavoce del dipartimento di Stato, Ned Price – stiamo rivedendo la nostra politica sulla Gerd e valutando il ruolo che possiamo svolgere per facilitare una soluzione tra le parti”.

Una volta completata la Gerd sarà la diga più grande del continente africano, con una potenza complessiva di 6.000 MW, su cui Addis Abeba punta per sostenere la crescita economica e sociale del Paese. La diga permetterà anche di fornire energia ai paesi vicini. L’Etiopia ha fatto sapere di recente di aver completato circa il 78% dei lavori, ribadendo che non è sua intenzione nuocere a Sudan ed Egitto. 

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