I carretti di Dakar rischiano di scomparire

di claudia

I celebri carretti di Dakar, molto diffusi nella capitale del Senegal, offrono una visione particolare e suggestiva della città. Oggi però rischiano di scomparire del tutto, poiché le autorità stano pensando di limitarne la circolazione o addirittura vietarla. Un’eventualità che preoccupa, soprattutto i giovani, per molti dei quali questi mezzi di trasporto costituiscono un’opportunità di guadagno irrinunciabile

di Angelo Ravasi

I famosi e suggestivi carretti di Dakar potrebbero avere vita difficile o, addirittura, scomparire. La municipalità di Dakar pensa di limitarne la circolazione o addirittura vietarne l’utilizzo per le strade iper-trafficate della capitale. E questo creerebbe gravi danni economici a una parte consistente della popolazione dei villaggi intorno alla città, che ogni giorno la raggiungono in attesa di essere ingaggiati per il trasporto di qualsiasi cosa o persona. I carretti sono una caratteristica della città, ma al di là del valore che possono avere per i turisti, rappresentano una fonte di sostegno irrinunciabile, soprattutto in questa fase di pandemia dove si è ridotta la possibilità di trovare un impiego, soprattutto per coloro che vivono nelle campagne. E a tutto ciò si aggiunge il disprezzo dei cittadini per questo tipo di lavoro.

Mame Mor Anta Ly – come lei, molti altri – tutte le mattine, all’alba, lava il suo cavallo alla periferia della città, sotto un ponte, in attesa che qualcuno la ingaggi per tutta la giornata, per un misero guadagno. “Capita, anche di frequente, che debba aspettare tutto il giorno per avere un ingaggio”, eppure per Mame Mor Anta Ly è l’unica fonte di guadagno. Sono dozzine i cavalli, spesso appartenenti ad altri proprietari, che stazionano vicino a mangiatoie improvvisate e vasche per l’acqua arrugginite. Sui carretti, costruiti in maniera sommaria, poco più di un asse su due ruote, ci sta di tutto, dalle persone al cemento, a qualsiasi merce e, anche, l’immondizia. La raccolgono in quartieri non serviti dai camion della nettezza urbana. Insomma, un lavoro per riuscire ad arrivare a sera.

Questi carretti improvvisati trainati da cavalli o asini sono un po’ dappertutto e offrono, anche, una visione suggestiva di una capitale di 3,5milioni di abitanti. Ma soprattutto rappresentano una opportunità per quelle persone che nei villaggi non riescono a sbarcare il lunario. In molti arrivano in città quando nei villaggi la stagione dei raccolti è finita, altri ci vivono tutto l’anno. In molti vorrebbero fare altro, ma in questo periodo di crisi economica non c’è molto e bisogna accontentarsi di quello che si riesce a trovare. Si stima che siano più di 7mila i carretti che circolano a Dakar e il Senegal ha una popolazione, tra cavalli e asini, che supera il milione di esemplari. E sono sempre più i giovani che si improvvisano conducenti di carretti. Nel Paese, più della metà della popolazione ha meno di 20 anni con un tasso di disoccupazione elevatissimo. Secondo la Banca Mondiale circa il 40 per cento degli abitanti vive con meno di 1,9 dollari (circa 1,7 euro) al giorno. Lavorare con un carretto significa guadagnare trai i 7 e i 10 euro al giorno, ma a questi bisogna togliere 3,7 euro al giorno solo per nutrire il cavallo. Insomma, la vita rimane ugualmente dura.

A tutto ciò, poi, si aggiunge l’ostilità degli abitanti della città. I carretti si devono districare nel traffico caotico, che cresce sempre di più con una quota di incidenti molto elevata, subendo il nervosismo di chi, invece, si muove in motocicletta o in auto, automobilisti che non si adattano al ritmo lento dei cavalli o degli asini. La gente, in generale, pensa che i conducenti dei carretti si collochino in fondo alla scala sociale e in molti arrivano a disprezzarli. In fondo non sono altro che persone che cercano di guadagnarsi da vivere come possono. E la polizia che fa? Può ordinare loro di lasciare la strada senza un valido motivo o che gli abitanti in alcune vie mettano degli ostacoli per impedire ai carretti di parcheggiare vicino alle loro case. Poi ci sono le regole che, spesso, non vengono rispettate. E questo fa montare la rabbia verso questi “rallentatori” del traffico, come se gli automobilisti fossero ligi nel rispetto delle regole stradali.

Il Senegal ha adottato, nel 2016, testi di legge che impongo ai carrettieri di avere un permesso per circolare, segnalazioni luminose, e che limitano il loro spazio di circolazione. Regole che vengono allegramente ignorate, come molte altre sulle strade di Dakar. La municipalità della capitale sta pensando di mettere mano alle regole, rinnovandole e modificandole. Ma su tutto prevale l’ipotesi di vietare completamente la circolazione dei carretti. Se ciò dovesse succedere potrebbe far deflagrare una situazione sociale già precaria di suo, soprattutto per i giovani. Come si è già visto nelle rivolte di qualche mese fa, dopo l’arresto dell’oppositore del governo Ousmane Sonko. In quel momento il Senegal è esploso, come se i giovani, senza speranze e senza illusioni in un contesto aggravato dalle restrizioni anti-pandemia, non aspettassero altro che una scintilla per sfogare la loro rabbia.

Vietare la circolazione dei carretti sarebbe una sciagura per migliaia di persone che non hanno nessuna alternativa per sopravvivere.

(Angelo Ravasi)

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