Ghana, la rimozione di un cartellone Lgbtqi+ riaccende dibattito sulla legge

di claudia
lgbt

Un enorme cartellone montato nella capitale del Ghana, Accra, in occasione del mese dell’orgoglio – per celebrare le comunità lesbiche, gay, bisessuali, transgender e queer (Lgbtqi+) – è stato abbattuto. Secondo i media locali, il cartellone era stato affisso nel fine settimana sull’autostrada N1 Tema, una delle principali della città. Ma alcuni parlamentari si sono opposti, dando al capo della polizia un ultimatum di 24 ore per rimuoverlo. Non è ancora chiaro chi abbia effettivamente rimosso il cartellone.

Il deputato del Ghana Sam George ha confermato in un tweet ieri sera che il cartellone è stato rimosso: “ho saputo che l’odioso cartellone Lgbtqi+ è stato rimosso questa sera dopo il nostro impegno. Rendiamo omaggio alle autorità per la loro rapida risposta. Siamo un Paese di leggi e lotteremo fino alla fine per proteggere la nostra sovranità culturale”, si legge nel tweet.

Il parlamento del Ghana sta discutendo una legge che propone di imporre dure sanzioni alla comunità Lgbtqi+. L’omosessualità è già punibile con il carcere in Ghana, ma nessuno è stato perseguito da anni. La nuova legge andrebbe molto oltre, criminalizzando la promozione e il finanziamento delle attività Lgbtq+, così come le manifestazioni pubbliche di affetto, il cross-dressing e altro.

Gli esperti di diritti umani delle Nazioni Unite hanno esortato i legislatori a respingerla, dicendo che avrebbe stabilito un sistema di discriminazione e violenza sponsorizzata dallo stato contro le minoranze sessuali. I gruppi per i diritti Lgbtq in Ghana sostengono di aver visto un picco di attacchi omofobi da quando il progetto di legge è stato introdotto ad agosto. “Arresti arbitrari, ricatti e sfratti sono più che raddoppiati da allora, con persone prese di mira se sospettate di essere gay”, ha detto nei mesi scorsi a Reuters Danny Bediako, direttore dell’organizzazione per i diritti umani Rightify Ghana.

Il disegno di legge di 38 pagine all’esame del Parlamento, tra l’altro, prevede che le persone dello stesso sesso che intraprendono rapporti sessuali siano passibili, in caso di condanna sommaria, di una sanzione pecuniaria non inferiore all’equivalente di 1250 euro e con una reclusione non inferiore a tre anni e non superiore a cinque anni.

Il disegno di legge prende di mira le persone che “si presentano come lesbica, gay, transgender, transessuale, queer, pansessuale, alleato, non binario o qualsiasi altra identità sessuale o di genere che è contraria alle categorie binarie di uomini e donne” e si rivolge anche a promotori e sostenitori dei diritti Lgbtq, che rischiano anch’essi pene molto severe e persino la reclusione. 

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