Gambia, ex collaboratore di Jammeh: «Uccidemmo i golpisti»

di Enrico Casale
Yahya Jammeh, il Presidente gambiano

In Gambia sta iniziando a emergere la dura verità su più di vent’anni di dittatura violenta del presidente Yahya Jammeh. Edward Singhateh, braccio destro per un lungo periodo del capo dello Stato, ha ammesso alla Commissione per la verità e la pace (istituita dopo la caduta della dittatura), di essere responsabile dell’esecuzione di un gruppo di soldati accusati di aver tentato di rovesciare il regime di Bajul. Singhateh era uno dei più stratti collaboratori del presidente fin dall’inizio.

È stato lui, su ordine del capo dello Stato, a seguire l’esecuzione di undici accusati di aver tentato un golpe per liberare il Gambia dalla feroce stretta di Jammeh. Singateh ha detto alla Commissione per la verità che lui e Jammeh avevano ordinato di passare per le armi i soldati, anche se afferma di non aver preso parte direttamente all’esecuzione.

La Commissione sta indagando sulle violazioni dei diritti umani perpetrate nei 20 anni di governo di Jammeh. L’ex presidente, sconfitto al voto da Adama Barrow, è fuggito dal Paese nel 2017 e ora vive in Guinea Equatoriale dove ha portato con sé circa 12 milioni di euro (l’1% del PIL nazionale), numerosi oggetti del palazzo presidenziale e svariate auto di lusso..

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