#FridayForFuture, si manifesta anche per l’Africa

di Enrico Casale
#fridayforfuture

L’Africa è il continente che più sta pagando i cambiamenti climatici. I ragazzi che scendono oggi nelle piazze di tante città per l’iniziativa globale #FridayForFuture manifestano quindi anche per il continente africano.

Gli effetti si stanno già facendo sentire. In base all’Indice di vulnerabilità per il cambiamento climatico del 2015, sette delle dieci nazioni più a rischio per il cambiamento climatico sono in Africa. Studi dimostrano che il cambiamento delle temperature ha avuto un impatto negativo su salute, sostentamento, produttività alimentare, disponibilità di acqua e sicurezza.

L’Africa ha vissuto una diminuzione nelle precipitazioni piovose in larghe parti del Sahel e dell’Africa meridionale e un aumento in parte dell’Africa centrale. Allo stesso tempo negli ultimi 25 anni, il numero di inondazioni è raddoppiato. Così a inondazioni disastrose come quella del 2001 nel nord dell’Algeria che ha provocato almeno 800 morti e una perdita economica pari a circa 400 milioni di dollari, si sono alternate siccità gravissime come quella che tra il 2011 e il 2012, ha colpito tutta la regione dell’Africa orientale.

Siccità e inondazioni hanno forti conseguenze anche sull’approvvigionamento idrico. Intere economie soffrono, quando calano i livelli delle acque degli enormi fiumi in Africa. Il Ghana, ad esempio, è diventato totalmente dipendente dall’emissione idroelettrica della diga di Akosombo sul fiume Volta. Il Mali dipende dal fiume Niger per l’alimentazione, l’acqua e il trasporto. l’Egitto e il Sudan dal Nilo. In Nigeria, metà della popolazione non ha accesso ad acqua pulita.

Senza acqua è poi difficile coltivare. Le colture sono state colpite duramente soprattutto in Africa orientale. Secondo Oxfam, 12 milioni di persone in Etiopia, Kenya e Somalia sono a costante rischio di carenze alimentari gravi. Con un impatto diretto anche sulla salute. Frequenti e gravi gli stress da calore, connessi a un incremento sostenuto della temperatura. La riduzione della qualità dell’aria, che accompagna spesso un’ondata di calore, può causare problemi respiratori e peggiorare le malattie respiratorie. Gli impatti del cambiamento climatico sull’agricoltura e altri sistemi alimentari aumentano i tassi di malnutrizione e contribuiscono alla povertà.

Le gravi inondazioni e l’intensa siccità hanno provocato la distruzione di molte abitazioni, ricoveri e villaggi in tutta l’Africa. Anche i conflitti per accaparrarsi risorse limitate (acqua, tereni fertili, cibo) inaspriscono questi impatti e, a loro volta, contribuiscono alla continua migrazione interna e tra le nazioni in Africa. Secondo un rapporto delle Nazioni Unite, l’accesso all’acqua potrebbe essere la singola maggiore causa di conflitto e guerra in Africa nei prossimi 25 anni.

Infine le dure conseguenze sugli ecosistemi. Il cambiamento climatico ha già comportato variazioni nell’acqua dolce e negli ecosistemi marini nell’Africa occidentale e meridionale. Gli eventi metereologici estremi hanno dimostrato la vulnerabilità di alcuni ecosistemi dell’Africa meridionale. I modelli di migrazione, la distribuzione geografica e l’attività stagionale di molte specie terrestri e marine si sono spostate in risposta al cambiamento climatico. Anche l’abbondanza e l’interazione tra le specie è cambiata.

Perdere la sfida del cambiamento climatico «potrebbe essere un disastro per l’Africa». Lo ha detto il numero uno dell’Onu, Antonio Guterres, parlando a margine di un summit sul continente e chiedendo un maggiore impegno da parte della politica sul fronte dei finanziamenti ai Paesi in questione.

Secondo Guterres, sarà proprio l’Africa a pagare «un prezzo più alto» su fronte del clima, visto che lì le temperature sono destinate a salire maggiormente, mentre il Continente “non contribuisce molto” al riscaldamento globale.

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