Kenya, il muro dello scandalo

di Enrico Casale
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Avrebbe dovuto essere una recinzione lunga 700 km che avrebbe dovuto proteggere il Kenya dagli assalti dei miliziani somali al Shabaab. In realtà è una barriera di filo spinato lunga solo 10 km, ma costata 35 milioni di dollari. La barriera difensiva si è trasformata in uno scandalo di cui i parlamentari di Nairobi hanno chiesto conto al governo chiedendo che se ne sospenda la costruzione e si avii un’indagine sul progetto.

Quando il piano fu annunciato nel 2014, il governo disse che avrebbe costruito un muro di 708 km costituito da una serie di barriere di cemento, recinti, fossati e posti di osservazione. Secondo il piano, il muro doveva estendersi dall’Oceano Indiano fino alla regione di confine di Mandera, dove Kenya e Somalia confinano con l’Etiopia. L’idea, hanno detto i ministri, era quella di contrastare il traffico illegale, l’immigrazione e le infiltrazioni dei militanti di al Shabaab (il Kenya ha subito una serie di devastanti attacchi per mano dei jihadisti, tra i quali un massacro in una cava a Mandera nel dicembre 2014, in cui sono stati uccisi 36 non musulmani).

Quattro anni dopo, c’è solo una recinzione lunga solo 10 km, ben lontana dal mega-muro che inizialmente era stato promesso. Complessivamente quest’opera è costata 3,4 miliardi di scellini kenioti (35 milioni di dollari). Cioè più del doppio della quantità di denaro che il governo keniano ha accantonato per le sue riserve alimentari strategiche quest’anno, un milione di dollari in più di quanto spenda per l’assistenza sanitaria universale e tre volte di più di quella destinata ad alloggi a prezzi accessibili.

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