Festival del Cinema Africano, un film su una realtà drammatica e attuale

di claudia

di Annamaria Gallone

Volge al termine la 31° edizione del Festival del Cinema Africano, d’Asia e America Latina. Domani, all’Auditorium San Fedele di Milano avrà luogo la cerimonia di premiazione. Ecco il film che chiuderà il Festival.

L’8 maggio alle 20,30 all’Auditorium san Fedele avrà luogo la cerimonia di premiazione del Fescaaal che quest’anno è stato seguito sia in presenza che in streamig. Dei premi e di questa 31° edizione vi parlerò i prossimi giorni, mentre oggi vorrei soffermarmi sul film che chiuderà la serata, KUNG FU ZOHRA del regista franco/tunisino Mabrouk El Mechri.

Zohra, (una meravigliosa Sabrina Ouazani), che si è innamorata dell’affascinante Omar (Ramzy Bedia) di passaggio al suo villaggio nel deserto del Marocco, l’ha seguito a Parigi ed è felice del suo matrimonio, della scoperta della città e del suo lavoro. Lei è bellissima e ha un sorriso radioso, ma il lato geloso del marito si manifesta in modo sempre più violento e oscura il suo ottimismo. Quando lui inizia a picchiarla ed è subito molto dispiaciuto, lei vuole perdonarlo, come fanno molte vittime di violenza domestica. Ciò che inizia con uno schiaffo occasionale si trasforma presto in altra violenza, i cui segni Zohra nasconde dietro bugie e occhiali da sole. La sua amica, (Eye Haidara), conduttrice dell’autobus che la porta al lavoro e che funge da narratore della storia, l’incoraggia a separarsi, ma solo quando la violenza si spinge davvero troppo oltre, la giovane donna si rende conto che deve lasciare la sua casa-prigione. Tuttavia, a quel punto, la trattiene il problema della sua bambina ((Mira Rogliano) che è molto legata al padre.

Per parlare del tema tragicamente attuale della violenza domestica, il regista propone una soluzione giocosa: Zohra, che ha sempre amato i film di kung fu, comincia a prendere lezioni di autodifesa online e accetta un lavoro extra notturno come donna delle pulizie in una palestra, dove incontra una misteriosa vecchia guardia cinese che potrebbe essere la via d’uscita della sua miserabile vita. Grazie all’aiuto di questo vecchio saggio, che è un personaggio irresistibile, lei impara come difendersi dalla violenza e giorno dopo giorno, lavora per la sua liberazione.

Il film, che segna il ritorno al cinema del regista, noto per il suo film JCVD con Jean-Claude Van Damme, dopo dieci anni di assenza e di incursioni nella serialità (Maison closeNox), propone un mix molto audace di un racconto femminista in stile Karate Kid con sfumature di commedia per affrontare il tema drammatico della violenza domestica, generalmente trattato sul grande schermo in maniera iperrealistica. Un approccio “leggero” a un argomento tanto pesante che probabilmente farà sussultare e indignare i sostenitori della denuncia più ortodossa, ma che sicuramente porterà un pubblico più ampio a prendere coscienza della realtà tossica e manipolatrice di certi comportamenti, incoraggiando al contempo le donne vittime silenziose a trovare la forza interiore necessaria per liberarsene. È certamente uno sforzo lodevole usare l’intrattenimento per mettere in luce un problema così serio, poiché attirerà l’attenzione sul problema a un pubblico più ampio, ma aiuta anche il fatto che il film sia tanto divertente.

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