Etiopia: Tigray, Ua parla di rapporti diretti tra governo e Tplf

di claudia
milizia Tplf

Il governo di Addis Abeba e il Fronte popolare di liberazione del Tigray (Tplf) hanno avuto “rapporti diretti”. E’ quanto afferma l’Unione africana (Ua) in un comunicato riguardante l’informativa resa al Consiglio per la pace e la sicurezza dall’inviato per il Corno d’Africa, Olusegun Obasanjo, sulle iniziative intraprese per favorire il dialogo tra le due parti e mettere fine al conflitto scoppiato nella regione settentrionale del Tigray nel novembre 2020.

Nella nota il Consiglio “elogia l’inviato dell’Ua per i rapporti diretti tra il governo della Repubblica democratica federale d’Etiopia e il Fronte popolare di liberazione del Tigray (Tplf)” e “invita la Commissione Ua a mobilitare tutte le risorse necessarie per rafforzare ulteriormente gli sforzi di pacificazione” di Obasanjao. E’ la prima volta che si parla di un contatto diretto tra il governo del premier Abiy Ahmed con il governo del Tigray, il cui leader Debretsion Gebremichael ha più volte posto come condizione per avviare un negoziato di pace il ripristino dei servizi essenziali nella regione. Ancora la scorsa settimana, nel corso dell’incontro avuto a Macallè con gli inviati per il Corno d’Africa di Unione europea, Stati Uniti e Onu, a cui ha consegnato una lettera da trasmettere al governo di Addis Abeba, in cui sono state fornite “garanzie di sicurezza per quanti saranno impegnati a ripristinare i servizi”.

Nella nota, il Consiglio per la pace e la sicurezza dell’Ua ha invitato le due parti “a porre gli interessi supremi dell’Etiopia e del suo popolo al di sopra di ogni altra cosa e ad accettare un dialogo politico inclusivo come l’unico approccio praticabile per arrivare a una soluzione concordata alla attuale situazione”. Infine ha rimarcato la necessità di arrivare a “soluzioni africane ai problemi africani attraverso un processo di mediazione guidato dall’Ua”, ma ha anche sollecitato i partner internazionali a “rafforzare il loro continuo sostegno al processo di mediazione guidato da Obasanjo”, definito come “unico approccio praticabile ed efficace per trovare una soluzione duratura alla situazione in Etiopia”.

L’ex presidente nigeriano è stato più volte criticato dal Tplf, che ha  sollecitato più volte un maggiore coinvolgimento della comunità internazionale, proponendo anche il presidente del Kenya, Uhuru Kenyatta, come mediatore. Da parte sua Addis Abeba ha invece più volte affermato che non accetterà altre iniziative di pace se non quella portata avanti dall’Ua. Ieri il portavoce del ministero degli Esteri, Meles Alem ha spiegato che “la comunità internazionale è incoraggiata a fornire supporto finanziario, tecnico e logistico” e che “non può sostituire il ruolo dell’Unione Africana, che è l’unico intermediario di pace”.

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