Etiopia, il premier Abiy giura per il suo secondo mandato

di claudia

Il primo ministro Abiy Ahmed ha prestato giuramento oggi per un nuovo mandato quinquennale come capo del governo dell’Etiopia. L’insediamento del nuovo esecutivo coincide con una profonda crisi politica per l’Etiopia che deve affrontare un conflitto civile che da mesi incendia la regione settentrionale del Tigray.

Abiy, che ha ottenuto una schiacciante vittoria elettorale a giugno, ha prestato giuramento amministrato nelle mani del presidente della Corte Suprema, Meaza Ashenafi. Successivamente hanno presto un simile giuramento anche il presidente e il vicepresidente della Camera bassa del parlamento. Le elezioni e la vittoria elettorale del Partito della Prosperità, guidato proprio da Abiy, sono avvenute in un contesto delicato: proprio a giugno infatti le forze tigrine hanno lanciato una vasta operazione di contrattacco che le ha portate a rioccupare il Tigray e a organizzare incursioni nelle vicine regioni dell’Amhara e dell’Afar. Decine di migliaia di persone sono state uccise nel conflitto e centinaia di migliaia di persone vivevano in condizioni difficili, secondo quanto denunciato dalle Nazioni Unite.

Il Tigray vive oggi, secondo quanto denunciato dall’Onu,  un blocco umanitario de facto, con il rischio di carestie. Non sono chiare le intenzioni del premier Abiy. Non si sa se cercherà un dialogo con i leader del Fronte popolare di liberazione del Tigray (Tplf), formazione che dominava la politica nazionale prima che Abiy prendesse il potere. I collaboratori di Abiy hanno detto che un possibile riavvicinamento ai tigrini potrà avvenire solo dopo la formazione di un nuovo governo. Le relazioni con la comunità internazionale si sono ulteriormente inasprite la scorsa settimana quando il ministero degli Esteri etiope ha annunciato l’espulsione di sette alti funzionari delle Nazioni Unite, compresi i capi locali dell’agenzia delle Nazioni Unite per l’infanzia Unicef e il suo ufficio di coordinamento umanitario. I funzionari hanno avuto 72 ore per lasciare il Paese. 

Sul piano domestico, invece, la cerimonia di insediamento di Abiy è stata preceduta alla sua vigilia da numerose manifestazioni promosse da gruppi di etnia oromo per denunciare gli stessi problemi che li avevano spinti nelle strade nel 2016: uccisioni di civili, arresti di massa di giovani e incarcerazione di politici dell’opposizione. Le manifestazioni si sono tenute in concomitanza con Irreecha, la festa che segna la fine delle piogge e l’inizio della stagione del raccolto. Le autorità hanno adottato diverse misure per contenere la folla, bloccando la maggior parte del traffico e tagliando temporaneamente i servizi di elettricità, telefono e internet. Nonostante una forte presenza militare, le proteste si sono tenute ugualmente.

Condividi

Altre letture correlate: