Etiopia – Addis Abeba: «Badme è eritrea»

di Enrico Casale

È pace tra Eritrea ed Etiopia? Potrebbe essere. Il condizionale è d’obbligo, ma i buoni segnali ci sono. Il governo di Addis Abeba ha infatti annunciato che accetterà e attuerà pienamente l’accordo di pace che ha posto fine alla guerra di confine con l’Eritrea. L’esecutivo etiope ha dichiarato che accoglierà l’esito della sentenza della commissione di frontiera che ha assegnato all’Eritrea territori contestati, tra cui la città di Badme. Se così fosse realmente, verrebbe meno la disputa tra i due Paesi che ha scatenato una guerra che dal 1998 al 2000 ha provocato decine di migliaia di morti.

Dagli inizi del Duemila, le due parti sono rimaste sul piede di guerra proprio perché l’Etiopia, finora, ha rifiutato di accettare la sentenza della commissione di frontiera, che è stata istituita come parte dell’accordo di pace. Di conseguenza, l’Etiopia si era rifiutata di ritirare le proprie truppe dalle aree contese – portando l’Eritrea ad accusare l’Etiopia di occupare con forza il proprio territorio.

«Il governo eritreo dovrebbe prendere la stessa posizione senza alcun prerequisito e accettare la nostra richiesta di riportare la pace da tempo perduta tra due nazioni sorelle», ha scritto su Facebook il portavoce del Fronte Democratico Rivoluzionario Popolare dell’Etiopia.

L’Eritrea si rifiutata di tenere colloqui con l’Etiopia fino a quando quest’ultima non avesse accettato incondizionatamente le conclusioni della commissione di frontiera. La minaccia di una ripresa del conflitto è stata presa come una scusa dal regime di Asmara per rinviare continuamente l’adozione di una Costituzione democratica e di profonde riforme sociali. Così il presidente Isayas Afeworki ha stretto sempre di più le maglie del potere trasformandosi in un dittatore spietato. Ma ora la situazione potrebbe cambiare.

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