Elezioni in Nigeria: Tinubu in testa secondo i risultati parziali, l’opposizione chiede l’annullamento del voto

di claudia

La Nigeria attende con il fiato sospeso i risultati delle elezioni politiche e parlamentari che si sono svolte sabato. Problemi organizzativi hanno causato ritardi nelle votazioni in numerosi seggi del Paese più popoloso dell’Africa (231 milioni di abitanti) e, di conseguenza, anche l’inizio dello spoglio è avvenuto con notevole ritardo.  Occhi puntati soprattutto sulla scelta del nuovo capo dello stato. Stando ai primi dati ufficiali, il candidato in vantaggio è il 70enne Bola Tinubu, già governatore di Lagos

Il candidato del partito di governo, All progressives congress (Apc), Bola Ahmed Tinubu è in testa alle elezioni generali più combattute della Nigeria dal ritorno del Paese alla democrazia, oltre due decenni fa. I risultati di 14 dei 36 Stati sono stati per ora resi noti dalla Commissione elettorale indipendente. Tinubu si è assicurato il 47% dei voti contati finora.

Il principale candidato del maggiore partito d’opposizione, Atiku Abubakar del People’s democratic party (Pdp), è secondo, seguito dal laburista Peter Obi.

Secondo gli ultimi aggiornamenti, i principali partiti di opposizione hanno richiesto l‘annullamento del voto e le dimissioni del responsabile della commissione elettorale.

Per vincere la presidenza, un candidato deve avere il maggior numero di voti complessivi e ottenere il 25% in 25 dei 36 Stati della Nigeria. Ma il processo elettorale è già stato caratterizzato da polemiche: nella tarda serata di ieri, entrambi i principali partiti di opposizione hanno abbandonato il centro di raccolta nazionale nella capitale Abuja, dove si stavano annunciando i risultati. Hanno accusato l’organismo elettorale di mancanza di trasparenza riguardo al nuovo sistema di voto elettronico, un’accusa che la commissione nega.

Gli osservatori dell’Unione Europea hanno affermato che la scarsa pianificazione e comunicazione dell’organismo elettorale ha minato la fiducia nel processo. Lo scrutinio ha anche messo in luce importanti cambiamenti: Tinubu è stato sconfitto a Lagos, sua roccaforte da oltre due decenni, da un candidato a sorpresa del terzo partito, Peter Obi, che ha raccolto consensi soprattutto tra i giovani nigeriani.

Abubakar, il principale rivale di Tinubu, ha vinto a Katsina, lo Stato natale del Presidente uscente Muhammadu Buhari, che sostiene Tinubu.

Il nuovo presidente della Nigeria, colosso dell’Africa occidentale, settimo maggior produttore di petrolio al mondo, dovrà affrontare una miriade di problemi, tra cui il peggioramento dell’insicurezza, l’aumento della disoccupazione e il fallimento dell’economia. 

Il nord-est del Paese, abitato dalla popolazione Hausa, è flagellato dalla minaccia jihadista. In dieci anni gli attacchi terroristici di Boko Haram hanno provocato oltre 50.000 vittime. C’è poi la violenza endogena del banditismo armato che prende a bersaglio scuole e treni per rapinare e sequestrare civili a scopo di riscatto, senza dimenticare la mai sopita lotta armata dei movimenti secessionisti degli Igbo, altro nervo scoperto che periodicamente torna ad infiammarsi. Nel sud-est della Nigeria, infatti, si trascina da anni la guerra a bassa intensità condotta da gruppi armati nel Delta del Niger, cassaforte del petrolio nigeriano, contro il governo di Abuja e le multinazionali petrolifere, accusate di saccheggiare le ricchezze e devastare l’ambiente.

I gruppi armati sfruttano le insoddisfazioni locali, le sperequazioni sociali, la mancanza di governance e la corruzione dilagante. Non a caso Economia e sicurezza sono stati i temi trainanti di tutti i canditati durante la campagna elettorale. Ora chiunque vincerà le elezioni sarà chiamato a porre fine, quantomeno a contrastare, gli osceni contrasti e le scandalose contraddizioni che ancora oggi fanno della Nigeria un gigante fragile.

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