Cinque libri per Natale

di Stefania Ragusa

I nostri “consigli per gli acquisti”, in vista del 25 dicembre. Romanzi da regalare e/o da leggere.

«Un libro imprescindibile, se sei donna e nera. Ma anche se non lo sei», lo ha definito la scrittrice Igiaba Scego. Ragazza, donna, altro (Big Sur, €20, pp 521), di Bernardine Evaristo riunisce in un intrecciato affresco narrativo londinese la vita di 12 donne, variamente orientate dal punto di vista sessuale, nere o miste. Quando si è messa a scriverlo, più di cinque anni fa, la sua ambizione era «popolare la Gran Bretagna con le vicende di donne che non sono mai state raccontate». Donne che si chiamano Amma, Yazz, Dominique, Carole, Bummi, La Tisha, Shirley, Winsome, Penelope, Megan, Hattie e Grace.  Dal punto di vista sociale, occupano posizioni molto diverse, dall’alta finanza alle pulizie, e hanno anche età e provenienze differenti (pur essendo in massima parte miste). Condividono però uno sguardo inedito e originale sulla storia inglese e l’urgenza di definire un proprio spazio identitario all’interno della nazione. «Se volete capire la Gran Bretagna di oggi, è lei la scrittrice da leggere», asserisce non a caso il New Statesman, storico settimanale inglese di area progressista.

Nei suoi romanzi lo scrittore marocchino Fouad Laroui ama mostrare quanto sia ricco e variegato l’intreccio tra il pensiero occidentale, giudaico-cristiano, e quello musulmano. Ne La vecchia signora del Riad (Del Vecchio, pag. 221, €18) con il suo abituale tocco leggero e surreale, Laroui – ingegnere prestato alla scrittura con grandissima soddisfazione dei lettori – ci porta indietro nel tempo a scoprire la relazione complessa che ha legato e continua a legare la Francia al Marocco. La trama è semplice: una coppia francese, annoiata e benestante, vuole dare una sterzata alla propria vita e si trasferisce a Marrakech. I due scoprono man mano quanto abissale possa essere la distanza tra realtà immaginata ed esperita e quanto possa rivelarsi spuntata talvolta l’arma del pregiudizio. In particolare, marito e moglie si trovano a doversi misurare con la presenza di una vecchia signora, lasciata in “eredità” dal vecchio proprietario nel riad che hanno acquistato e che non ha intenzione alcuna di andarsene. La narrazione non prende però la piega picaresca che si potrebbe aspettare. Si sviluppa piuttosto lungo le linee di un realismo magico locale, ricoperto di storia e avvolto di saggezza.

Un oceano, due mari, tre continenti (66thand2nd, pp.214, €16) ha fatto “guadagnare” al suo autore, Wilfried N’Sondé, la bellezza di dieci premi letterari, tra cui il prix Ahmadou Kourouma. Questo romanzo, scritto benissimo e altrettanto bene tradotto, ricostruisce la vicenda di Nsaku Ne Vunda, primo ambasciatore del Congo presso la Santa Sede, giunto a Roma nel 1608 dopo mille peripezie e un viaggio durato 15 anni. Una vicenda storica e misconosciuta che permette all’autore di parlare di potere, mercificazione dei corpi, schiavitù, responsabilità, nel passato e nel presente, con una visione illuminata e sottraendosi alla contrapposizioni manichee tra bianco e nero. Il Congo è stato il primo paese africano a sposare il cattolicesimo e la presenza di un rappresentante in Vaticano fu chiesta espressamente dal Papa, che voleva sottrarre quel territorio a un controllo “solo” spagnolo e portoghese. «Stavo lavorando sul momento in cui è cominciata nella storia umana la discriminazione basata sul colore della pelle e, grazie a mio fratello, che fa lo storico, mi sono imbattuto in Nsaku Ne Vunda», ci ha detto N’Sondé. Per scrivere il romanzo ci sono voluti quattro anni di ricerca.

La Danza dell’Orice (Juxta Press, 2020, pp. 50, €12) è un libro-racconto firmato dalla scrittrice italo-somala Ubah Cristina Ali Farah e pubblicato in un’edizione raffinata e dal coté artistico: è accompagnata infatti dalla riproduzione di un’opera di Wangechi Mutu, pittrice e performer di origine keniana. Leggendolo, la prima impressione è di essere entrati in una dimensione onirica: una terra riarsa in cui non piove da un anno, il chiarore abbagliante di una donna guerriera che assomiglia a un fiore di baobab, la lunga marcia verso il mare. A poco a poco però emergono i dettagli che consentono a una vicenda senza tempo e quasi senza luogo di ritagliarsi una collocazione: siamo nel Corno d’Africa, presumibilmente negli anni ’30, e l’uomo e la donna fuggiaschi scelgono consapevolmente di imbarcarsi per unirsi a uno dei numerosi zoo umani d’Europa. La ragione della fuga e anche la forza del legame che li unisce si capiranno solo alla fine del racconto. «Volevo tratteggiare un ritratto di donna fiera e libera e toccare la vicenda, largamente rimossa, degli zoo umani», spiega l’autrice. «Volevo parlare anche del viaggio come metafora della vita».

Claude McKay è stato un poeta e uno scrittore bisessuale e afroamericano, nato nel 1889 e morto nel 1948. Romantica Marsiglia (Pessime Idee, pp. 166, 17€) è un suo romanzo rimasto inedito per oltre 90 anni. Racconta la storia vera del marinaio Nelson Simeon Dede, nigeriano amico dell’autore, che dopo essere stato derubato dei suoi averi da una prostituta marocchina nel porto di Marsiglia, si imbarca cladestinamente su una nave diretta a New York. Viene però scoperto, catturato e rinchiuso in una cella gelida. Qui, a causa del freddo, le sue gambe si congeleranno e dovranno essergli amputate. Dalla causa legale intentata contro la compagnia navale otterrà un lauto risarcimento. Senza gambe, ma decisamente ben più ricco, Dede – che nel romanzo è stato ribattezzato Lafala – tornerà a Marsiglia, con l’obiettivo di pareggiare i conti con la prostituta… L’agente di McKay, negli anni ’30, si era opposto alla pubblicazione del romanzo, ritenendo troppo scabrosi gli argomenti che venivano affrontati: in particolare i temi del razzismo, dell’omosessualità e della disabilità.

(Stefania Ragusa)

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