Centrafrica, quale futuro per la piattaforma di gruppi armati Cpc?

di Valentina Milani
ribelli in centrafrica

Quale futuro per la Coalizione dei patrioti per il cambiamento? La Cpc, una piattaforma di gruppi armati centrafricani formatasi nel dicembre 2020 per impedire la rielezione del presidente Touadéra, sta vivendo da diversi mesi un dissenso interno. Questo – osserva Radio France Internationale in una sua analisi pubblicata nei giorni scorsi – è dovuto a disaccordi tra i principali leader ribelli e alla mancanza di fiducia nei confronti di François Bozizé, ex capo di Stato e coordinatore del Cpc.

Tali disaccordi sono tornati alla ribalta la scorsa settimana con l’annuncio della partenza del Mouvement patriotique pour la Centrafrique (Movimento patriottico per la Repubblica Centrafricana) di Mahamat Al-Khatim e sullo sfondo della proposta di dialogo delle Nazioni Unite. Al-Khatim ha deciso di lasciare il Cpc per tornare all’accordo di Khartoum e partecipare al programma di disarmo. Ora sta tornando a Bangui, dove sta scontando la condanna all’ergastolo pronunciata in contumacia contro i leader della coalizione ribelle a settembre.

La sua partenza illustra gli accesi dibattiti all’interno del Cpc degli ultimi mesi, con i principali leader del gruppo che si accusano a vicenda di non essere sufficientemente coinvolti militarmente e finanziariamente, e di concentrarsi sulle proprie aree di azione e attività economiche.

Ali Darassa dell’Upc, Noureddin Adam del Fprc e Sembé Bobbo delle 3R, invece, hanno una cosa in comune: contestano tutti François Bozizé. Il coordinatore del Cpc, oggi 77enne, ha perso parte della sua autorità da quando è stato costretto a lasciare il Ciad per Bissau lo scorso marzo. “Da diversi mesi c’è un piano per sostituire la sua leadership”, ha detto a Rfi una persona a lui vicina. “Anche a costo di demonizzarlo in dichiarazioni pubbliche”.

È in questo contesto che la capa della missione Onu, Valentine Rugwabiza, ha proposto di organizzare un “dialogo inclusivo”. Si tratta di una proposta allettante per alcuni attori, che sottolineano come la prospettiva di rovesciare il governo Touadéra con la forza delle armi si sia allontanata nel corso dei mesi. Altri rifiutano l’idea, ricordando le promesse non mantenute dopo l’accordo di Khartoum del 2019.

A riprova del fatto che la stella di François Bozizé si è affievolita, il suo stesso partito, il Knk, è ora diviso. A Bangui, una sezione appoggiata dalle autorità sostiene l’agenda del presidente Touadéra. A Parigi, invece, un comitato ad hoc composto da alcuni dirigenti del partito si è detto “interessato” alla proposta di dialogo delle Nazioni Unite. Questa posizione ha suscitato scalpore, poiché non è stata discussa in anticipo. Il partito dovrà scegliere a breve un segretario generale, carica vacante dalla morte di Jean-Eudes Teya nel settembre 2022.

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