Burkina Faso, il primo premio del Fespaco va al somalo Khadar Ayderus Ahmed

di claudia

È un regista nato 40 anni fa nella capitale della Somalia, Mogadiscio, il vincitore del prestigioso Stallone di Yennenga, primo premio del Festival del cinema e della televisione africana di Ouagadougou (Fespaco), consegnato a Khadar Ayderus Ahmed per il lungometraggio “La moglie del becchino”.

Il dramma toccante narra la lotta di un necroforo per raccogliere fondi necessari all’intervento chirurgico di sua moglie. Il film ha portato a casa il premio in denaro di 20 milioni di franchi Cfa (30 mila euro) e la statua dello Stallone d’oro. Ahmed, che ha la cittadinanza finlandese, non è potuto essere presente a Ouagadougou per ritirare il suo premio. In precedenza aveva spiegato che il film era stato ispirato da incidenti accaduti nella sua stessa famiglia una decina di anni fa a Helsinki. “Ho trovato il processo dell’organizzazione del funerale islamico lungo, patetico ed estenuante. Nel giorno del funerale, mio ​​fratello mi ha chiesto se sapevo quanto fosse facile seppellire qualcuno in Somalia, e ho risposto di no”, ha spiegato il regista in un’intervista a La semaine de la critique Cannes. “Ha continuato a dirmi quanto era facile perché si trova sempre un gruppo di becchini davanti all’ospedale pronti a seppellire il corpo entro poche ore. È stato in quel momento, ancora al cimitero, che questo personaggio di becchino mi è venuto in mente. Non riuscivo a togliermelo dalla testa. Ha iniziato a perseguitarmi al lavoro, nel sonno, anche quando mangiavo, finché non mi sono seduto a scrivere del mio becchino di nome Guled”.

Khadar Ayderus Ahmed racconta che come scrittore, è sempre stato affascinato dalle piccole storie da raccontate con un cuore gigante. “Quando scrivo, osservo sempre e cerco di raccogliere informazioni su ciò che mi circonda. Il mio obiettivo è dare voce a persone senza voce e invisibili che non vengono mai riconosciute o apprezzate per i loro contributi dalle società perché sembrano avere meno o perché non meritano”.

“È un film bellissimo che racconta una storia con umanità. È anche una storia d’amore”, ha detto regista mauritano Abderrahmane Sissako, presidente della giuria, dopo la cerimonia presieduta sabato sera  dai presidenti Macky Sall del Senegal e Roch Marc Kaboré del Burkina Faso. La pellicola era stata proiettata per la prima volta al festival di Cannes lo scorso luglio.

Gli stalloni d’argento e di bronzo sono andati rispettivamente a Freda dell’haitiana Gessica Geneus e Una storia d’amore e desiderio della tunisina di Leyla Bouzid.

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