Bracconaggio, persistente nemico di animali e ambiente in Africa

di Valentina Milani

Di Valentina Giulia Milani

Il numero di rinoceronti uccisi di frodo in Namibia lo scorso anno è stato il più alto mai registrato nel Paese e quasi il doppio rispetto all’anno precedente: in totale nel 2022 sono stati uccisi 87 rinoceronti rispetto ai 45 del 2021, secondo i dati del governo. La maggior parte di essi è stata uccisa a Etosha, il più grande parco nazionale della Namibia.

In Zimbabwe, invece, è stato registrato un calo del bracconaggio della fauna selvatica lo scorso anno, secondo quanto dichiarato nei giorni dal portavoce della Zimbabwe National Parks and Wildlife Management Authority. Nel 2022 sono stati uccisi di frodo 36 animali selvatici, rispetto ai 42 del 2021, ha detto Tinashe Farawo.

E, ancora, il Botswana, dove le attività di bracconaggio dei pangolini sono sempre più motivo di preoccupazione, secondo quanto dichiarato dal direttore del Dipartimento della fauna selvatica e dei parchi nazionali (Dwnp) del Botswana, Kabelo Senyatso, in un’intervista a Xinhua. “Dal 2015 ad oggi, ci sono stati 30 casi di commercio illegale di pangolini in Botswana”, ha detto Senyatso, sottolineando che gli episodi di bracconaggio di pangolini stanno diventando una sfida nella maggior parte dei Paesi vicini al Paese dell’Africa meridionale, come Zimbabwe, Namibia, Zambia e Sudafrica.

Notizie che riportano l’attenzione sull’inarestabile fenomeno del bracconaggio in Africa dove la caccia illegale di specie protette è diventata una delle maggiori minacce alla diversità della fauna selvatica.

Il bracconaggio è per definizione l’abbattimento illegale di animali, fatto senza permessi e senza che sia tenuto in considerazione lo stato ecologico di una specie, da parte di bande organizzate o di singoli bracconieri per scopi di lucroTra le specie più colpite ci sono i pangolini, i rinoceronti e gli elefanti.

Dal 2007 a oggi, il bracconaggio di rinoceronti nel solo Sudafrica è aumentato del 9.000%, secondo la fondazione Air Shepherd che stima che un rinoceronte viene ucciso ogni 9-11 ore e un elefante ogni 14 minuti.

La popolazione africana di rinoceronti è stata decimata nel corso dei decenni per alimentare la domanda del suo corno, apprezzato in Asia orientale come presunta medicina e come gioiello. Per quanto riguarda le popolazioni di elefenati aricani, esse sono diminuite di circa il 30% dal 2006. A guidare il declino proprio la caccia illegale. Alcune riserve, come Garamba nella Repubblica Democratica del Congo e Selous in Tanzania, hanno perso centinaia di elefanti a causa dei bracconieri nell’ultimo decennio.

In generale, i cacciatori di frodo uccidono o catturano gli animali per venderli a livello locale anche se più grande interesse è rivolto al commercio internazionale di animali selvatici. Alcuni animali, come uccelli, rettili e primati, vengono catturati vivi per essere tenuti o venduti come animali domestici esotici. Gli animali uccisi, invece, hanno un valore commerciale come cibo, gioielli, decorazioni o medicina tradizionale.

Le zanne d’avorio degli elefanti africani, ad esempio, vengono intagliate per farne gingilli o oggetti da esposizione. Le squame dei pangolini, piccoli animali che si nutrono di formiche, vengono macinate in polvere e consumate per i loro presunti poteri curativi. La carne di scimmie, serpenti e altri animali della savana è considerata una prelibatezza in alcune parti dell’Africa.

Nei risultati pubblicati sulla rivista scientifica Proceedings of the National Academy of Sciences, i ricercatori della Saint Louis University riferiscono che “gli elefanti svolgono un ruolo chiave nella creazione di foreste: immagazzinano infatti carbonio atmosferico e mantengono la biodiversità”. Questo in particolar modo nella foresta pluviale del Congo, seconda solo a quella Amazzonica.

Il declino di queste specie avrebbe un impatto devastante per tutto il mondo e i segnali sono già evidenti.

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