Sono stati lanciati ufficialmente nei giorni scorsi i primi memecoin centrafricani, chiamati $Car, “un esperimento progettato per dimostrare come qualcosa di semplice come un meme possa unire le persone, sostenere lo sviluppo nazionale e collocare la Repubblica Centrafricana sulla scena mondiale”. Lo ha annunciato dal suo account X il presidente centrafricano Faustine Archange Touadera, che ha presentato il memecoin come un esperimento per verificare se possa apportare benefici allo sviluppo nazionale dando visibilità a uno dei Paesi più poveri del mondo.
Un esperimento, questo memecoin, che è nato zoppo e che ha visto già delle battute d’arresto a poche ore dal lancio. Tre anni fa, il Centrafrica (Rca) è diventato il primo Paese africano, e il secondo al mondo dopo El Salvador, ad adottare il Bitcoin come moneta legale. Un memecoin è un token crittografico che presenta marchi o nomi che fanno riferimento a meme o contenuti in tendenza su Internet: di solito sono altamente volatili e hanno scarso utilizzo pratico.
Il memecoin $Car è descritto come “il meme ufficiale della Repubblica Centrafricana” e su PumpFun fino a ieri sera era scambiato per circa 0,45 dollari. Secondo CoinGecko, società di monitoraggio dei prezzi delle criptovalute, il token $Car questa mattina è stato scambiato a 0,22 dollari e secondo Cryptonews, alle 20:10 di ieri sera, il memecoin aveva già raccolto 374,4 milioni di dollari di capitalizzazione di mercato. Tuttavia già ieri sera l’account X di $Car, creato per dare aggiornamenti e annunci, è stato chiuso e Touadera ha fatto sapere che il governo è “al lavoro con X” per ripristinarlo: “Nel frattempol, la fornitura dei token è stata bloccata” ha scritto Touadera.
Queste poche ore già restituiscono bene la volatilità e la caducità che i memecoin in generale, e il $Car in particolare, hanno: a gennaio anche il neo-presidente americano Donald Trump ha lanciato un memecoin, il $Trump, che ha avuto una rapida impennata raggiungendo un picco di 14,5 miliardi di dollari di valore di mercato complessivo, crollando poi in poche ore. Inoltre, la piattaforma PumpFun è da mesi nell’occhio del ciclone e sta affrontando diverse battaglie legali da parte di operatori di criptovalute e competitor, che sostengono che tale piattaforma tragga vantaggio dall’aumento artificiale dei prezzi dei token, prima che questi crollino inevitabilmente, aumentando e favorendo così le speculazioni.