Algeria | Referendum a novembre sulla Costituzione, mentre si reprime il dissenso

di AFRICA
Abdelmadjid Tebboune

La presidenza algerina ha annunciato ieri sera la data del 1 novembre per la tenuta del referendum sul progetto di revisione della Costituzione. La data è simbolica, poichè rappresenta l’anniversario dell’inizio della guerra di indipendenza dell’Algeria contro la Francia (1954-62). Ed è proprio di quel sistema politico messo in piedi dall’inizio dell’indipendenza che il movimento popolare Hirak esige un cambiamento. L’iniziativa di referendum del presidente della Repubblica Abdelmadjid Tebboune si configurerebbe infatti come risposta alle proteste: fin dalla sua investitura nel mese di dicembre si era infatti impegnato ad attuare la revisione della Costituzione, ritagliata su misura dal predecessore Abdelaziz Bouteflika e modificata più volte dalla sua promulgazione. La nuova Costituzione fornirebbe più potere al Parlamento e al Primo Ministro, in modo da garantire la separazione e il bilanciamento dei poteri e ridurre l’autorità del Presidente che Tebboune aveva promesso alla sua elezione per rispondere al movimento di protesta popolare di massa che si era opposto, nel febbraio 2019, al tentativo di Bouteflika di ricandidarsi alle elezioni per la quinta volta dopo 20 anni di governo.

I manifestanti avevano chiesto anche il ricambio degli uomini al potere e la persecuzione degli accusati di corruzione. Ma se da allora alcuni politici e uomini di affari sono stati imprigionati, l’accusa dei militanti dell’Hirak è che le iniziative del Presidente siano solo di facciata: come riporta l’AFP, alcuni esponenti del movimento hanno manifestato proprio ieri in Svizzera davanti alla sede dell’Onu per presentare la lista dei “prigionieri di coscienza” finiti sotto il mirino repressivo del governo algerino, tra le fila di oppositori politici, internauti e giornalisti. L’ultimo tra questi, Abdelkrim Zeghilèche, detenuto dal 24 giugno, è stato condannato proprio ieri a due anni di prigione a un’ammenda di 660 euro. Nell’ultimo mese, altri giornalisti sono stati accusati di minacciare l’interesse nazionale e di essere al servizio di partiti stranieri: molti di questi sono in prigione e alcuni processi sono in corso.

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