African Fabbers School, il design diventa africano

di Enrico Casale
African Fabbers School

Un mix di tecnologia occidentale e di cultura tradizionale: è questo l’African Fabbers Schools, scuola che ha trovato sede a Douala, nel Camerun, dopo aver viaggiato in numerosi Paesi africani (Marocco, Ghana, Mali, Burkina faso e Senegal) per più di 10 anni.

«L’African Fabbers School (Afs) – ha spiegato alla rivista “Domus” il direttore Paolo Cascone – nasce dalla scarsità di scuole di design e architettura in Africa e dall’assenza di programmi di ricerca europei su queste tematiche. Parlo di progetti che vadano oltre la retorica tipica delle iniziative umanitarie e di cooperazione vecchio stampo. Afs è il primo laboratorio di fabbricazione digitale per l’architettura e il design in Africa».

Secondo gli ideatori del progetto, è necessario rispondere alla continua crescita dell’Africa attraverso nuovi processi culturali e produttivi in grado di intercettare le esigenze locali. «La ricchezza di questo progetto – ha continuato Cascone – sta nell’aver creato una rete fatta di ponti culturali tra Europa e Africa: istituzioni locali e biennali d’arte, università prestigiose e cooperative di artigiani, ong, fondazioni private e singoli individui interessati al progetto. I nostri interlocutori principali sono piccoli artigiani o giovani che vorrebbero studiare design e architettura, ma abbiamo anche richieste di studenti e ricercatori europei che vorrebbero sviluppare le loro ricerche da noi.
È programma educativo pensato per generare piccole imprenditorialità e immaginare nuove economie circolari. Vogliamo dare una prospettiva a lungo termine per la realizzazione di soluzioni abitative e micro-infrastrutture urbane sostenibili e replicabili».

Negli anni la scuola ha dato vita a iniziative molto diverse: ha realizzato microarchitetture a servizio delle comunità native; ha insegnato agli artigiani ad auto-costruirsi le loro stampanti off grid; ha contribuito ad aprire il primo fab-lab del Senegal in un quartiere di artigiani. Nel 2019 verrà costruito un hub creativo con spazi espositivi, aule studio, ecc. il cantiere vedrà coinvolte imprese e gruppi di studenti che auto-produrranno una serie di componenti grazie al nuovo laboratorio appena installato.

«Allo stesso tempo, dopo aver studiato la ricchissima cultura costruttiva locale – sottolinea Cascone -, abbiamo deciso di cominciare a occuparci di due filiere importanti: la terra (cruda e cotta) e il legno. Il Camerun è uno dei maggiori esportatori di legno per il design italiano ed europeo; qui troviamo anche degli incredibili esempi di architettura di terra battura: le architetture musgum, dalle tipiche forme a catenaria»

Un processo che viene portato avanti anche con le tecnologie digitali di cui le nuove generazioni africane sono sempre più padrone. «La scuola non vive la dicotomia tra manuale e digitale né tra teoria e pratica – conclude Cascone -. C’è piuttosto una continua interazione tra competenze diverse per creare quel valore aggiunto che abbiamo perso nella società occidentale: saper costruire insieme. La manifattura è insita nella cultura popolare di molti africani. La AFS considera la produzione come strumento di indagine antropologica, come pratica in grado di tenere tessuti sociali disagiati facendo di necessità virtù».

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