Almeno 67 civili sono stati uccisi e oltre 40 feriti in due attacchi condotti dalle Forze di supporto rapido (Rsf) contro un centro per sfollati a El Fasher, capitale del Darfur settentrionale, tra venerdì e sabato, secondo quanto riferito da testimoni e fonti mediche locali citate dal Sudan Tribune.
Le Rsf avrebbero preso di mira il centro Dar al-Arqam, situato all’interno di una scuola che ospita centinaia di persone, in gran parte donne, bambini e anziani. Un drone lanciato sabato avrebbe bombardato l’edificio “uccidendo 37 civili, alcuni dei quali bruciati vivi all’interno delle aule”, ha dichiarato Mohamed Khamis Douda, portavoce degli sfollati del campo di Zamzam citato dal giornale locale.
Lo stesso complesso era stato colpito la sera precedente da proiettili di artiglieria che avevano centrato i rifugi sotterranei dove si erano nascosti i civili, provocando almeno 30 vittime. Testimoni hanno riferito che l’attacco ha coinvolto droni e artiglieria pesante, distruggendo gran parte del centro. Secondo i sopravvissuti, il drone avrebbe lanciato quattro missili: due venerdì sera, che hanno colpito direttamente i rifugi, e altri due sabato all’alba contro le persone in fuga. Le condizioni di sicurezza hanno reso impossibile seppellire tutte le vittime.
Gli abitanti rimasti a El Fasher vivono in condizioni umanitarie estremamente critiche. Molti si rifugiano in scantinati o container metallici per proteggersi dai bombardamenti continui, mentre al Dar al-Arqam oltre 150 famiglie sfollate soffrono gravi carenze di cibo, acqua e assistenza sanitaria.
Secondo fonti militari locali, riprese sempre dal Sudan Tribune, le Rsf avrebbero intensificato gli attacchi contro rifugi, moschee e ospedali per costringere i civili a lasciare la città, da mesi sotto assedio. Il 7 ottobre, la stessa milizia avrebbe attaccato un altro centro per sfollati nella scuola Abu Talib, uccidendo più di 15 persone dopo una serie di bombardamenti con artiglieria e droni.



