28/06/13 – Egitto – ‘Tamarod’ vs. Morsi, i due volti dell’Egitto

di AFRICA

 

Sale la tensione in Egitto, alla vigilia di un fine settimana ‘caldo’, sul fronte delle contestazioni. Domenica, in occasione dell’anniversario di un anno dall’ascesa di Mohammed Morsi alla presidenza, l’opposizione spera di portare in strada milioni di persone, mentre i sostenitori della Fratellanza musulmana di cui Morsi è esponente hanno indetto manifestazioni di sostegno e “per la legittimità”.

“Nonostante entrambe le parti ripetano che non vogliono trascendere, i presupposti per un’esplosione di violenza ci sono tutti” osservano dal Cairo fonti missionarie, aggiungendo che “le forze dell’ordine stanno già presidiando gli obiettivi sensibili, con carri armati schierati davanti al palazzo presidenziale e i principali ministeri, o anche all’imbocco dell’autostrada che collega con Alessandria e Suez”.

Nei giorni scorsi i telegiornali locali mostravano gente carica all’uscita dei supermercati, nel timore che scontri di piazza possano portare al coprifuoco, e lunghe code ai distributori di benzina. “In molti hanno la sensazione che i nodi stiano arrivando al pettine. Le due anime del nuovo Egitto, islamisti da un lato, laici e progressisti dall’altro, sono alla resa dei conti” afferma ancora l’interlocutore, confermando che poco o nullo è oramai il margine per il negoziato. Due giorni fa, l’atteso discorso di Morsi alla televisione di Stato ha deluso quanti si aspettavano una parziale marcia indietro o qualche gesto concreto di distensione nei confronti dell’opposizione che chiede a gran voce nuove elezioni presidenziali.

“Morsi ha ammesso di aver commesso degli errori, tutto qui. Ma non c’è stato un gesto di apertura nei confronti dei liberali. La polarizzazione tra i due campi è all’apice” ribadiscono le fonti della MISNA. Gli oppositori del regime affermano di aver raccolto con la petizione ‘Tamarod’ (rivoluzione) oltre 15 milioni di firme per la destituzione di Morsi e nuove elezioni entro l’anno.

“Il problema è che la richiesta della piazza è irricevibile. In un momento simile, con il parlamento sciolto e persino la Costituente, rimanere senza presidente equivarrebbe avere un paese allo sbando e né gli alleati stranieri né l’esercito, lasceranno che accada – spiegano – soprattutto alla luce della crisi economica che sta trascinando il paese verso il baratro”.

E all’ombra delle tensioni che minacciano di sfociare in scontri di piazza, anche la sicurezza nel paese sembra ormai compromessa. Crimini, aggressioni e veri e propri sequestri di persona sono già stati segnalati nelle grandi città. “Non è impensabile che, se le cose dovessero ulteriormente peggiorare, i militari pensino di intervenire” concludono le fonti missionarie, “forse non subito, ma entro qualche mese, per tirare le redini di un paese che nessuno sembra più riuscire a governare”. – Misna

 

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