25/06/13 – Centrafrica – riconciliazione, per vescovi unica risposta a crisi “inaudita”

di AFRICA

“Uno spettacolo inaudito a tutti i livelli”: così i vescovi del Centrafrica descrivono la situazione che prevale nel paese a tre mesi dal colpo di stato della coalizione Seleka (alleanza in lingua sango) che ha portato al potere l’ex capo ribelle Michel Djotodia. Il messaggio della Conferenza episcopale centrafricana (Ceca), diffuso al termine della sua assemblea ordinaria, traccia un quadro cupo sia dal punto di vista della sicurezza, della società, dell’economia che delle istituzioni politiche. “Du jamais vu!” (Mai visto prima, tradotto letteralmente): sono queste le parole ricorrenti nel testo per descrivere “un conflitto mai così grave per la sua estensione sulla nostra terra e per la sua durata”, una crisi che “sta disseminando così tanta violenza” e che vede protagonista “un numero così importante di combattenti stranieri, ciadiani e sudanesi”.

Al livello sociale, i vescovi lanciano l’allarme per il “grave rischio di conflitto religioso (…) in un paese dove fino a poco tempo fa le diverse comunità hanno vissuto in armonia” e per “lo strappo del tessuto sociale che minaccia di implodere”. La responsabilità delle violenze e violazioni diffuse dei diritti umani viene attribuita ad “elementi che continuano a comportarsi come ribelli, sfidano ogni gerarchia, si rifiutano di disarmare e rispondono soltanto agli ordini del singolo capo militare, senza alcuna etica e deontologia”. La Ceca è, inoltre, preoccupata per la sorte dei bambini, che rischiano di perdere l’intero anno scolastico a causa della chiusura forzata delle scuole e dei pesanti danni agli infrastrutture.

Sul piano economico i vescovi deplorano una “distruzione sistematica e programmata del tessuto industriale ed economico già debole (…) per assopire interessi meschini ed esterni (…) sulla base di un’agenda nascosta”. Inoltre riferiscono della “volontà di annientamento della memoria nazionale” dimostrata dai ribelli Seleka che hanno bruciato gli archivi dell’amministrazione pubblica e delle collettività locali.

A tre mesi dal colpo di stato, conclude la Conferenza episcopale centrafricana, se la situazione sta cominciando a normalizzarsi a Bangui, la capitale, all’interno del paese c’è una “proliferazione di armi” e “la popolazione è totalmente alla mercé dei ribelli: chi dovrebbe badare alla sicurezza si trasforma in carnefice mentre la vita dei centrafricani non ha ormai alcun prezzo”. Alla luce di una situazione “disperata”, i vescovi invitano tutti a intraprendere un “cammino di riconciliazione e di ricostruzione nazionale” e a respingere la “tentazione di un confronto con i nostri fratelli musulmani”, incoraggiando la creazione di una ‘Piattaforma dei leader religiosi’ di ogni confessione. – Misna

 

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