24/10/14 – Tunisia – Verso voto, le principali forze in campo alle legislative

di AFRICA

 

Circa 1.300 liste con 13mila candidati in corsa per i 217 seggi del Parlamento in 33 circoscrizioni. In Tunisia, a quasi quattro anni dalla rivoluzione, domenica 26 ottobre i cittadini sono chiamati a esprimere il proprio voto nelle elezioni legislative. Il 47% dei candidati sono donne e fra loro il 12% sono capilista. Era stata proposta la ‘parità orizzontale’, che avrebbe imposto ai partiti di presentare il 50% dei capilista donne accrescendo la possibilità di una loro elezione a deputate, ma il Parlamento l’ha bocciata. Media e osservatori concordano nel ritenere che i favoriti siano Ennahda (che nelle elezioni del 2011 riportò il 37% dei voti) e Nidaa Tunes (che nel 2011 non esisteva). Ancora non sono state ipotizzate in modo concreto delle coalizioni che potrebbero crearsi all’indomani del voto. Dopo il voto del 2011 andarono al governo insieme in coalizione Ennahda, Ettakatol e il partito Congresso per la repubblica (Cpr), noti insieme sotto il nome di ‘Troika’. Di seguito una panoramica delle principali forze politiche in campo.

ENNAHDA – Principale vincitore delle elezioni di ottobre 2011, seppur in coalizione Ennahda (che vuol dire ‘La rinascita’) ha guidato il Paese fino all’inizio del 2014. Il partito conta circa 80mila membri e ha una struttura molto ben organizzata che gli altri movimenti politici tunisini non possono vantare. Si è indebolito a seguito degli omicidi dei politici di opposizione Chokri Belaid e Mohammed Brahmi, che hanno rivelato una falla nella sicurezza, ma il fatto che l’opposizione sia frammentata avvantaggia sicuramente Ennahda.

NIDAA TUNES – Nidaa Tounès (cioè ‘La chiamata della Tunisia’) è un partito laico guidato da Béji Caïd Essebsi, 87 anni, ex premier post Ben Ali che portato il Paese alle elezioni di fine 2011 e adesso candidato alle elezioni presidenziali di novembre. Si presenta come il partito del voto utile. Al momento il suo principale problema è che, anche dall’interno, si sollevano critiche per il fatto che sia stata lasciata troppa influenza a personalità benaliste. Nella tornata elettorale del 2011 non esisteva dal momento che è stato fondato a giugno del 2012.

AL JOUMHOURI – Altro nuovo partito di centro, che non c’era ancora nelle elezioni del 2011, è Al Joumhouri (cioè il ‘Partito repubblicano’). E’ stato fondato ad aprile 2012 dall’unione di diversi altri partiti, perlopiù centristi, fra cui Afek Tounes e il Partito democratico progressista.

AL MOUBADARA – I benalisti sono confluiti soprattutto nel partito Al Moubadara (cioè ‘L’iniziativa’), emanazione del partito di Ben Ali ‘Rassemblement constitutionnel democratique’ (Rcd) dissolto subito dopo la rivoluzione. A presiederlo è Kamel Morjane, l’ultimo ministro degli Esteri di Ben Ali, che si è candidato alle presidenziali del 23 novembre. Nel 2011 Morjane si era scusato con i tunisini per avere accettato di servire sotto Ben Ali, assicurando di non avere avuto alcuna responsabilità delle pratiche autoritarie del regime.

ETTAKATOL E CPR – Quanto ai due partiti Ettakatol e Congresso per la repubblica (Cpr), di centro-sinistra, che hanno governato in coalizione con Ennahda nella cosiddetta ‘Troika’ dopo le elezioni del 2011, hanno visto indebolirsi il proprio elettorato. Principalmente perché di volta in volta accusati di essere scesi a compromessi con Ennahda su diverse questioni. È dunque incerto quale possa essere il loro risultato elettorale.

FRONTE POPOLARE – Nelle elezioni del 2011 non esisteva ancora neppure il Fronte popolare, che raggruppa decine di partiti e movimenti politici. Si tratta della coalizione a cui appartenevano i due leader di opposizione assassinati nel 2013, Chokri Belaid e Mohammed Brahmi, i cui omicidi hanno portato alle più grandi proteste dalla cacciata di Ben Ali, evidenziando delle falle nella sicurezza. Il Fronte ha anche presentato un candidato per le presidenziali del 23 novembre, Hamma Hammami.* Chiara Battaglia – La Presse

 

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