21/02/2015 – Mediterraneo – Con Triton più morti tra gli immigrati

di Enrico Casale

Il passaggio dall’operazione Mare Nostrum – lanciata dal governo italiano dopo il naufragio del 3 ottobre 2013 davanti a Lampedusa – a quella europea Triton non ha influenzato la scelta dei migranti di tentare la traversata del Mediterraneo verso le coste europee. Contemporaneamente, il numero dei morti in mare nel primo mese e mezzo del 2015 è aumentato in maniera significativa. Lo mostrano i dati forniti dall’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Acnur – Unhcr).
Nelle prime sei settimane del 2015 sono in effetti stati 7.000 i migranti che hanno cercato di raggiungere l’Europa via mare. Un numero, scrive il servizio di informazione umanitaria IRIN, dovuto anche al fatto che la situazione di sicurezza in Libia “ha reso molto più facile il lavoro dei trafficanti”; le cifre odierne, comunque, sono più che raddoppiate rispetto a quelle relative allo stesso periodo del 2014, quando furono registrate 3.338 partenze. Al momento del varo di Triton, molti critici di Mare Nostrum avevano sostenuto che il raggio d’azione ridotto della nuova missione (solo 30 miglia marine dalle coste italiane) avrebbe rappresentato un deterrente per le partenze.
Ad aumentare in maniera ancora più accentuata è stato il numero dei morti in mare: dal 1 gennaio a metà febbraio 2014 se ne erano registrati 12, secondo l’Unhcr. Nel corrispondente periodo di quest’anno, il dato è salito a 373, in maggioranza dovuti all’affondamento di quattro gommoni partiti dalla Libia all’inizio di febbraio. In quell’occasione 29 persone erano morte assiderate durante le operazioni di soccorso della guardia costiera italiana.
L’episodio ha suscitato critiche all’indirizzo delle autorità europee: “Probabilmente – ha sostenuto John Dalhuisen, direttore dl programma di Amnesty International per l’Europa – i guardacoste hanno fatto ciò che potevano con le risorse disponibili, che erano chiaramente insufficienti. Se gli stati europei non si impegneranno ad aumentare in modo significativo le capacità di ricerca e soccorso nel Mediterraneo, tragedie come questa non faranno che moltiplicarsi”. – DM – Misna

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