18/07/13 – Algeria – Francia: addio Henri Alleg, denunciò torture in Algeria

di AFRICA

 

Un uomo che ”ha sempre militato per cause giuste”. Così gli ex combattenti per l’indipendenza algerina hanno salutato Henri Alleg, morto oggi a Parigi all’età di 91, il primo giornalista che negli anni Cinquanta denunciò le torture perpetrate dai soldati francesi in Algeria. Nato nel 1921 a Londra, da genitori russo-polacchi, e diventato francese da ragazzino, quando la sua famiglia emigrò a Parigi, Alleg avrebbe dovuto essere un farmacista. O almeno, così sperava suo padre, scampato alla miseria e ai progrom e diventato sarto per guadagnarsi da vivere in Francia. Invece comincia a leggere, studiare, viaggiare per il Mediterraneo, si iscrive a Lettere alla Sorbona, comincia a interessarsi alla politica. E, soprattutto, sogna l’Algeria e Algeri, la città bianca di mille racconti e dalle mille contraddizioni.

Nel 1940, in piena guerra, decide di trasformare il sogno in realtà: s’imbarca a Marsiglia e si stabilisce dall’altro lato del Mediterraneo, vivendo di piccoli lavoretti precari, e tesse legami con la gente del luogo, i rifugiati che scappano dall’invasione tedesca, i militanti per l’indipendenza algerina.

Così fa la conoscenza del partito comunista, di cui diventa militante attivo, arrivando fino a dirigerne una delle principali voci, il quotidiano Alger Republicain, su cui scrive anche Albert Camus. Il giornale non piace all’autorità francesi, è spesso oggetto di denunce e sequestri, e dopo qualche anno verrà messo fuori legge, marcando così come sovversivi i suoi responsabili, costretti ad entrare in clandestinità. E’ il 1957, l’anno della battaglia di Algeri, delle retate violente e delle incarcerazioni senza processo. Una mattina di gennaio, Alleg viene sorpreso dalla polizia durante una visita a un amico comunista, arrestato e portato nella prigione di Barberousse. Qui, il giornalista sperimenta sulla sua pelle il trattamento che la polizia coloniale francese riserva agli indipendentisti: botte, insulti, interrogatori che diventano sedute di tortura a base di annegamenti simulati, bruciature di sigaretta. Il suo avvocato, Leo Matarasso, che è anche il legale del Fronte di liberazione nazionale algerino, lo sollecita a fare quello ”che gli altri, analfabeti, non possono fare”: scrivere, raccontare tutto, perché tutta la Francia sappia come le sue forze dell’ordine si comportano nelle colonie.

Alleg accetta la sfida, e meticolosamente, su pezzettini di carta minuscoli, stila un resoconto della sua detenzione.

Matarasso li raccoglie, portandoli di nascosto fuori dalla prigione e fino a Parigi, dove vengono copiati a macchina e consegnati a un editore. Nasce così ‘La Question’, il libro che cambierà per sempre la sua vita. Pubblicato nel febbraio 1958 dalle Editions du Minuit, verrà vietato e ritirato dalla vendita meno di un mese dopo. Nel frattempo, però, oltre sessantamila persone l’hanno letto, discusso, condiviso, indignandosi e cominciando a interrogarsi sul futuro delle colonie francesi nel Nordafrica. * Chiara Rancati -ANSAmed

 

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