17/10/13 – Mali – Insicurezza a nord, Onu chiede più mezzi

di AFRICA

 

Nonostante gli sviluppi positivi sul piano politico, i recenti attacchi di terroristi e gruppi armati sono “un segnale d’allarme sul perdurare dell’instabilità e sulla sfida dell’insicurezza” nelle regioni settentrionali: è il messaggio indirizzato al Consiglio di sicurezza dal rappresentante speciale dell’Onu in Mali, Bert Koenders, che ha chiesto un rafforzamento dei mezzi a disposizione dei caschi blu.

“La missione ha bisogno di elicotteri per aver accesso alle zone remote e proteggere i civili. I due in dotazione non sono sufficienti. Per giunta la Minusma può contare solo sul 50% delle truppe previste. Gli Stati membri devono fare il possibile per consentire un dispiegamento rapido di soldati e mezzi di trasporto necessari” ha detto Koenders, per cui  i recenti attentati a Timbuctù e Gao sono da considerare un “importante richiamo all’ordine”. Altrettanto preoccupante rimane la crisi umanitaria: ad oggi la comunità internazionale ha sbloccato solo un terzo dei 477 milioni di dollari richiesti per far fronte a “bisogni impressionanti” di sfollati e rifugiati.

Anche il ministro per la Riconciliazione nazionale e lo Sviluppo del Nord, Cheick Oumar Diarrah, ha sollecitato “una mobilitazione urgente della comunità internazionale per rilanciare lo sviluppo economico del Mali”, sottolineando che “il ritorno in forza di gruppi armati, terroristi e jihadisti rappresenta una minaccia per la stabilità, la pace e la sicurezza di tutto il Sahel”. Chiedendo di “non abbassare la guardia”, il ministro ha fatto riferimento ad “altri problemi pressanti, tra cui la carenza di cibo, anche nelle regioni meridionali, che colpisce circa 800.000 persone”.

Dal 1° luglio il contingente africano dispiegato in Mali da febbraio è passato sotto il comando delle Nazioni Unite, ma per ora sono operativi meno di 6000 uomini su 12.640 attesi entro dicembre. Nel contempo la Francia, che ha lanciato l’operazione Serval all’inizio del 2013, consentendo di porre fine alla crisi armata in atto da 18 mesi, ha cominciato a ritirare i suoi soldati. Sul piano politico, l’attenzione è puntata alle elezioni legislative e locali che potrebbero tenersi il mese prossimo. Inoltre colloqui di pace sono stati avviati tra Bamako e i gruppi armati tuareg ed arabi delle regioni settentrionali per trovare un accordo definitivo sullo statuto dell’Azawad. – Misna

 

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