16/10/13 –Africa del Nord – Islam: Festa Sacrificio, crisi economica cambia tradizioni

di AFRICA

 

La Festa del Sacrificio sta all’Islam come il Natale al Cristianesimo. Una ricorrenza che ha due ritualità, quella religiosa e quella profana, che si legano intimamente. Ma quest’anno, forse per la prima volta, nel Maghreb la crisi economica generale ha fortemente condizionato il corollario di eventi che si trovano intorno alla festa perchè la gente ha dovuto fare i conti tra le difficoltà di sbarcare il lunario e l’esigenza di onorare una ricorrenza che è attesa per un anno intero e che spesso si traduce nel ricongiungimento tra familiari o nella fine di liti e conflittualità.

Ma questo 2013 ha riservato alle famiglie molte cattive sorprese e talvolta, come accaduto ad esempio in Tunisia, delle buone iniziative, per la loro scarsa organizzazione, si sono tradotte in un boomerang. Come la decisione del Governo di importare dei montoni dalla Spagna per calmierare il mercato, perchè a prezzi più bassi di quelli offerti dagli allevatori locali. Con la conseguenza che gli allevatori tunisini sono scesi sul piede di guerra, vedendo persi il loro lavoro ed il guadagno ipotizzato, ma soprattutto con la gente comune che, pur di accaparrarsi un capo d’importazione spagnola, ha dato vita a vere e proprie battaglia con assalti ai macelli comunali dove le bestie erano state sistemate. Ma, a giustificare una Festa del Sacrificio in tono minore rispetto a quelle degli anni passati, ci si è messo anche il calendario perchè quest’anno la ricorrenza è arrivata praticamente nello stesso periodo della riapertura delle scuole e della ripresa dei corsi nelle università. Cose che si traducono in più o meno consistenti salassi per le finanze domestiche, a tutto decremento del gruzzoletto che si era pensato di mettere da parte per comprare il sospirato montone (o anche una ‘semplice’ pecora).

Quindi un effetto domino che, dicono le statistiche, ha portato quasi il 60 per cento dei tunisini (la fonte e’ l’Organizzazione di difesa dei consumatori) e non acquistare un montone, magari rinviando tutto all’anno venturo.

Stessa cosa – anche se con percentuali più basse – in Algeria, dove il ragionamento che fanno i capifamiglia è diverso. Perchè, dicono, per acquistare un montone dovremmo spendere il 40 per cento di quello che destiniamo alle vacanze estive, cosa che sembra esagerata. In sostanza: meglio rinunciare alla tradizione e non alle canoniche due o più settimane al mare.

La Festa del Sacrificio, quindi, mostra il doppio profilo, della religione e della vita quotidiana, cioè del rapporto con gli altri, siano essi familiari che estranei. E’ stato forse questo che ha spinto un soldato marocchino, che non ha potuto acquistare un montone da portare alla sua famiglia, a farla finita impiccandosi, probabilmente non potendo sopportare quella che per lui era solo un’onta.* Diego Minuti – Ansa

 

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