Sud Sudan – Il chirurgo dei rifugiati

di Enrico Casale
Evan Atar Adaha

Il dott. Evan Atar Adaha ha ricevuto il premio Nansen dall’Unhcr. Il riconoscimento viene assegnato a chi ha compiuto «uno sforzo straordinario» per i rifugiati. Il dott. Evan lavora nel nord del Sud Sudan, in una zona senza infrastrutture ed elettricità. Ha costruito un ospedale da zero e sta curando da anni i poveri.

Umile e diretto, il dott. Evan racconta le sue lunghe notti di lavoro all’ospedale di Maban nella regione del Nilo Superiore:«Ho avuto sei cesarei in una notte poi è arrivato un uomo ferito da una pallottola di arma da fuoco», ricorda. Quando ho finito ha dovuto occuparmi di un’ostruzione intestinale».

Più di 200.000 persone beneficiano dei servizi di questo ospedale. Il chirurgo segue migliaia di rifugiati in fuga nel giovane Paese. Nel tempo il suo ospedale è cresciuto, ma l’attrezzatura è ancora carente. «Spesso dobbiamo improvvisare, non possiamo fare diversamente – osserva -. Ad esempio, non abbiamo una macchina a raggi X. Tuttavia, questa attrezzatura è essenziale per le fratture e le ferite da arma da fuoco».

Mentre sono riportati nuovi combattimenti nonostante l’accordo di pace firmato dai belligeranti il ​​12 settembre, l’Ufficio dell’Alto Commissariato per i Rifugiati considera l’esempio del chirurgo come un messaggio di speranza.

«Mentre l’élite politica e la comunità internazionale non lavorano a sufficienza per riportare la pace in Sud Sudan, il dott. Evan, che proviene dalla società civile, ha dimostrato che gli individui possono fare la differenza», ha detto Johann Siffointe, rappresentante dell’Unhcr in Sud Sudan.

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