12/06/13 – Kenya – Stipendi deputati e rivendicazioni funzionari, proteste

di AFRICA

Per la seconda volta in pochi giorni centinaia di keniani sono tornati a protestare davanti al parlamento in segno di malcontento per “l’avidità” dei deputati che continuano a difendere i propri interessi piuttosto che dedicarsi alla stragrande maggioranza della popolazione che vive nella povertà. Per la gente comune, non basta la riduzione dello stipendio dei parlamentari annunciata dalla Commissione per le retribuzioni dopo trattative durate giorni.

Il mese scorso il nuovo parlamento, insediatosi dopo le elezioni di marzo, aveva approvato una mozione con la quale lo stipendio veniva automaticamente incrementato del 30%, facendo passare la retribuzione mensile da 532.000 a 850.000 scellini, da 5000 a quasi 8000 euro. Il salario minimo in Kenya è di 6498 scellini, meno di 59 euro. A criticare quell’autopromozione economica è stata la stragrande maggioranza della popolazione keniana e lo stesso capo dello Stato Uhuru Kenyatta.

Si è allora aperto un ‘braccio di ferro’ tra deputati e Commissione per le retribuzioni conclusosi oggi con il raggiungimento di un accordo. La retribuzione mensile torna ad essere di 532.000 scellini – comunque sempre 60 volte superiore rispetto al salario minimo nazionale – ma i deputati hanno ottenuto in cambio della ‘diminuzione’ il pagamento di un’indennità di cinque milioni di scellini (circa 45.000 euro) destinata all’acquisto di un’automobile oltre al rimborso di alcune spese legate al veicolo. Inoltre i 350 parlamentari continueranno a godere di un sistema pensionistico molto vantaggioso.

Ma le aspirazioni salariali dei deputati hanno già fatto emuli: proprio oggi, riferisce l’edizione online del quotidiano Daily Nation, il sindacato dei Pubblici funzionari (Union of Kenya Civil servants) ha rivendicato al governo un aumento del 90% dello stipendio in più di altri ‘benefit’ tra cui una nuova casa e vari allocazioni. Il sindacato di categoria ha sottolineato che alcune misure salariali varate dall’esecutivo nel 2009 non sono mai state attuate. “Questi cambiamenti economici dovranno vedersi nella loro busta paga già dal 1° luglio” ha detto Tom Odege, segretario generale del sindacato. – Misna

 

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