06/08/14 – – Nigeria – Ebola: a Lagos stato di allerta e paura

di AFRICA

Densità della popolazione, inadeguatezza delle strutture igienico-sanitarie, diffusione di sistemi tradizionali “che non sono di aiuto”: è alta a Lagos la preoccupazione dopo i primi decessi causati da ebola, dice alla MISNA Barbara Pepoli, fondatrice nella megalopoli nigeriana di un’ong impegnata nell’assistenza medica.

È di oggi la notizia di una seconda vittima, un infermiere entrato in contatto con il cittadino liberiano morto a Lagos la settimana scorsa. Il governo nigeriano ha annunciato che, a seguito dello medesimo caso, altri sette operatori hanno mostrato sintomi della malattia e sono stati messi in quarantena.

Secondo Pepoli, in una metropoli di circa 20 milioni di abitanti il numero dei contagi accertati appare ancora ridotto e la situazione sotto controllo. Allo stesso tempo, sottolinea la cooperante, ci sono motivi di timore: “Gli ospedali pubblici sono cronicamente sotto pressione, le strutture sono obsolete e negli ultimi mesi anche in difficoltà per un prolungato sciopero dei medici”.

Pepoli è animatrice di Loving Gaze, un’organizzazione non governativa locale in prima fila nell’assistenza sanitaria di base. Nelle tre cliniche di Saint Kizito che l’ong gestisce sono accolti ogni anno 70.000 pazienti. Sin dai primi segnali dell’epidemia di ebola in Guinea e nei paesi limitrofi dell’Africa occidentale, gli operatori di queste strutture hanno seguito corsi di formazione specifici. E da alcuni giorni stanno applicando misure più stringenti, come l’utilizzo di guanti e mascherina, obbligatoria non solo per il personale medico ma anche per pazienti e visitatori.

Secondo Pepoli, oltre al rispetto di norme igieniche di base come il frequente lavaggio delle mani è fondamentale l’opera di sensibilizzazione. “Sistemi tradizionali o pratiche religiose ‘miracolistiche’ non sono di aiuto – sottolinea la cooperante – ma possono in realtà ostacolare il contenimento del virus”. Si spiega anche così la decisione del governo di incontrare i rappresentanti religiosi locali, invitandoli a collaborare con le autorità sanitarie. – Misna

 

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