01/12/14 – Marocco – Diritti umani: Forum Marocco, impegno Rabat contro tortura

di AFRICA

 

Oltre 7 mila partecipanti in arrivo da 95 Paesi per quattro giorni di dibattiti e incontri: sono le cifre del secondo Forum mondiale sui diritti umani che si è chiuso ieri a Marrakech.

Nel bilancio finale delle principali associazioni non governative, che si sono date appuntamento nella ‘città rosa’, c’è l’impegno, almeno da parte del Marocco, di ratificare il protocollo della Convenzione internazionale contro la tortura; la conferma dell’adesione al protocollo relativo ai diritti dell’infanzia; l’annuncio di una prossima legge per la considerazione delle ore compiute dalle donne tra le mura domestiche anche ai fini pensionistici, e l’ossatura di un progetto di legge contro la violenza sulle donne. Un problema quest’ultimo particolarmente urgente, visto che secondo gli ultimi dati sarebbero sei milioni le donne marocchine tra i 18 e i 64 anni ad aver subito qualche forma di violenza: il 62,8% della popolazione femminile. Oltre cento i temi discussi in quattro intensissimi giorni, nel corso di incontri che hanno coinvolto 160 associazioni in punti di incontro in tutta la città. E c’è in cantiere anche un codice della stampa che punta a ridefinire la libertà di espressione, in difesa dei giornalisti e della qualità dell’informazione.

L’apertura del forum è stata turbolenta, con la contestazione di un centinaio di attivisti di associazioni marocchine che rivendicavano il diritto a essere ascoltate, e per farsi sentire hanno preferito non partecipare al Forum.

Il discorso inaugurale di Re Mohammed VI ha implicitamente confermato la linea: l’annuncio della ratifica del documento contro la tortura è la prova di un’apertura che potrebbe arrivare a rivedere anche la pena di morte: il sovrano si è infatti detto “contento del dibattito sollevato sul tema”.

La terza giornata ha visto sul tavolo i temi più caldi: la corruzione innanzitutto, che secondo uno studio della Banca mondiale pesa sulle tasche dei marocchini 39 miliardi di dirham, pari al 5 per cento del Pil del paese.

In secondo luogo, la libertà di coscienza, in un Paese dove l’apostasia e il mancato rispetto del digiuno del ramadan, tra l’altro, sono punibili con la prigione. In Marocco l’Islam è religione di Stato, ma già nel 2011, quando il Maghreb era in fiamme per la Primavera araba, si era proposto di inserire la libertà di coscienza nel testo costituzionale.

Il Pjd, il partito della Giustizia e dello sviluppo che oggi esprime il primo ministro del Governo marocchino, Abdelilah Benkirane, si era opposto con forza, minacciando di non firmare la Carta. E proprio Benkirane a margine del Forum ha definito la questione “chiusa”, perché nei fatti ciascuno “è già libero” sulle proprie convinzioni”. E dunque anche di subirne le conseguenze. La cerimonia di chiusura affidata al presidente del Network Euro-Mediterraneo dei diritti, Michel Tubiana, ha anche segnato il luogo del prossimo forum, che si terrà in Argentina. A rendere complicati i lavori del secondo Forum mondiale dei diritti ci si è messa anche la terribile alluvione abbattutasi sul Paese, bloccando strade e via d’accesso alla città e sconvolgendo in parte la geografia del Marocco del Sud. Un pensiero è andato alle vittime, il cui bilancio provvisorio conta al momento 40 tra morti e dispersi. (ANSAmed).

 

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