01/07/13 – Mali – Dispiegati Caschi blu, diffidenza a Bamako

di AFRICA

Nel giorno del trasferimento formale dell’autorità dalla Missione africana di sostegno al Mali (Misma) alla Missione Onu per la stabilizzazione del paese (Minusma) è tanta la “diffidenza” e “l’apprensione”. A Bamako sono questi i sentimenti dominanti dei cittadini, riferiti alla MISNA da Moktar Mariko, presidente dell’Associazione maliana dei diritti umani (Amdh).

“Cambia la bandiera della missione militare ma in realtà cambia poco: il comando rimane ai francesi, che sono ancora in 3200, e sul terreno si aggiungeranno 6000 uomini alle truppe africane già dispiegate da mesi” dice l’interlocutore della MISNA, sottolineando che la gente teme che il paese finisca “sotto tutela straniera” e che le truppe maliane “vengano messe in secondo piano”. E’ la prima volta che il paese del Sahel fa l’esperienza dei caschi blu e quindi “ci interroghiamo sul rispetto della nostra sovranità nazionale”, ma soprattutto “sulla capacità effettiva dei soldati stranieri a riconoscere il nemico e a difenderci dai jihadisti” dice ancora Mariko. Di fondo c’è un problema di fiducia nelle componenti della Minusma: sia nei francesi, che si sono dimostrati “accondiscendenti” con i tuareg del Movimento nazionale di liberazione dell’Azawad (Mnla), che in alcuni contingenti di paesi africani – Burkina Faso – che stanno dando ospitalità a capi ribelli. Inoltre, secondo il presidente dell’Associazione maliana dei diritti umani, la gente teme rischi accresciuti di violazioni dei diritti umani inflitte da soldati che non rispettano i cosiddetti standard internazionali, a cominciare dalle violenze sessuali.

Alcune fonti della stampa locale evidenziano invece le “ricadute economiche positive” del dispiegamento di una missione di pace internazionale e si dicono convinti che “sicurezza e situazione umanitaria possano migliorare”.

Nelle prossime settimane, ai soldati dei paesi dell’Africa occidentale, in tutto circa 6000, si aggiungeranno truppe di caschi blu messi a disposizione da Burundi, Bangladesh, Cina, Honduras, Svezia e Norvegia. A pieno regime la Minusma sarà costituita da 12.600 uomini. Primo compito sarà quello di monitorare l’attuazione dell’accordo di pace firmato il mese scorso a Ouagadougou tra il governo di transizione maliano e i tuareg di Kidal. “La popolazione continua a chiedersi perché questi devono essere accantonati armi in pugno invece di venire disarmati e poi raggruppati in appositi centri” aggiunge l’interlocutore della MISNA.

L’altra scadenza cruciale per il futuro del paese sono le presidenziali in agenda per il 28 luglio. “Dal punto di vista organizzativo e logistico rimangono tante sfide, troppe, soprattutto a Kidal, dove ad oggi non c’è né l’esercito né l’amministrazione – conclude Mariko –. Ci sono migliaia di sfollati e rifugiati che non hanno in mano i documenti. E poi rimane il punto interrogativo della sicurezza in tutto il nord. Dubitiamo che una missione Onu possa fermare chi intende destabilizzare il nostro paese e l’intera regione con attentati terroristici”. – Misna

 

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