Un vertice sulla protezione delle foreste tropicali, tra business, lobby e seri pericoli

di claudia
foresta

di Céline Camoin

Il One Forest Summit, un vertice di alto livello sulla protezione delle foreste tropicali, è stato lanciato a Libreville, capitale del Gabon, mercoledì 1 marzo alla presenza di diversi capi di Stato e di governo, tra cui Emmanuel Macron, Denis Sassou Nguesso, Ali Bongo, João Lourenzo e Faustin-Archange Touadéra, per discutere della protezione delle foreste del bacino del Congo in Africa centrale.

Il One Forest Summit mira ad affrontare le tre questioni principali che ostacolano la protezione delle foreste pluviali del bacino del Congo. Il primo è la mancanza di conoscenze scientifiche per monitorare l’evoluzione di queste foreste di fronte al cambiamento climatico. Il secondo è l’assenza di una catena del valore sostenibile per un legno responsabile. La terza è la delicata questione del finanziamento del carbonio, dove gli specialisti chiedono un prezzo da 30 a 50 dollari per tonnellata di Co2.

Tuttavia, il giornale sottolinea L’Echo du Sud, alcuni ambientalisti sono scettici sull’impatto di questo vertice, soprattutto perché i presidenti della Repubblica democratica del Congo e del Brasile, che hanno la maggior parte delle foreste tropicali, non sono presenti.

Giovani africani ed europei hanno tenuto il One Youth Forest Summit il giorno prima del One Forest Summit a Libreville. Tra loro, studenti ambientalisti venuti a chiedere la riduzione dell’uso di legna da ardere, volontari per progetti di riforestazione e studenti gabonesi che espongono un vivaio e prodotti estratti dagli alberi. Sperano che i loro progetti beneficeranno dell’assistenza tecnica e finanziaria dei donatori.

L’apertura del One Forest Summit è iniziata alle 9.30, ora locale, con una sessione introduttiva guidata dal ministro dell’Ambiente gabonese Lee White, e da Chrysoula Zacharopoulou, la segretaria di Stato francese incaricata dello sviluppo, della francofonia e dei partenariati internazionali. La giornata di oggi sarà dedicata al One Forest business forum, un forum d’affari segnato da un dialogo tra ministri, imprenditori e membri della società civile.

La questione delle foreste per il clima è diventata un grande business e questo business del clima avvantaggia alcune lobby”: è una delle affermazioni di Marc Ona Essangui, nota figura dell’attivismo ambientalista e a difesa dell’alternanza democratica in Africa e nel suo Paese, il Gabon, intervistato dall’Afp alla vigilia del One Forest Summit, un vertice di alto livello, sulla protezione delle foreste del bacino del Congo, che si tiene oggi e domani in Gabon, con l’aiuto della Francia.

Come spesso capita in queste conferenze di stampo governativo, parte della società civile si sente esclusa dal dibattito. “Un vertice come il One Forest Summit è importante. Ma sarebbe ancora più importante se fosse molto più inclusivo. Noto che nessuno ha osato preparare questo vertice con tutti i componenti della società gabonese che hanno esperienza in questioni forestali”, ha detto Marc Ona Essangui. “Come in tutti gli altri vertici, facciamo venire amici, leader, per la comunicazione e per avere un bell’aspetto. Ma non si può parlare di disboscamento senza integrare, ad esempio, il problema del conflitto uomo-fauna selvatica. Per una maggiore inclusività, avrei voluto che tutte quelle persone che quotidianamente vivono questi fenomeni salissero sul podio per parlarne”, ha dichiarato Marc Ona.

L’attivista ritiene che questo incontro non è diverso da altri, come la Cop, a causa della pressione delle lobby e del business del clima. Ona sostiene inoltre che “il Gabon non è un modello di conservazione come dichiara di essere, in particolare per quanto riguarda l’assegnazione dei permessi forestali. Quando guardiamo al tasso di assegnazione di questi permessi, vediamo che è molto alto e più dell’80% del territorio è destinato al disboscamento. Aggiungete a ciò i permessi minerari e petroliferi, non c’è più spazio per la conservazione. Questo tasso di assegnazione dei permessi forestali in Africa centrale, Camerun, Repubblica Democratica del Congo e Gabon è molto preoccupante. Temo che tra qualche anno coloro che detengono questi permessi inizieranno a disboscare le nostre foreste e che la deforestazione accelererà notevolmente”, ha deplorato l’attivista. 

Foto di Martin Junius, Licenza Creative Commons

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