Un film sudanese sul peso dei rimorsi

di claudia

di Annamaria Gallone

Goodbye Julia, del regista e produttore sudanese Mohamed Kordofani è un lungometraggio selezionato all’ultimo Festival di Cannes, primo film sudanese presentato nella sezione Un certain regard. Un intrigo da tragedia antica che si svolge nel quadro di un contesto geopolitico arroventato, situato storicamente alla vigilia della divisione del Sudan.

Il regista e produttore sudanese Mohamed Kordofani si è già fatto notare in passato per una serie di cortometraggi sempre legati alla situazione incandescente del suo Paese. Keyers prison è stato proiettato durante la rivoluzione sulla piazza dove si teneva il sit-in di migliaia di manifestanti.  A tour in Love Republic è stato il primo film pro-rivoluzione diffuso dalla televisione nazionale. Questa volta il regista ha interrogato il suo Paese spezzato attraverso la storia di due donne: Goodbye Julia, selezionata all’ultimo Festival di Cannes, primo film sudanese presentato nella sezione Un certain regard. Un’opera prima, riuscita sotto tutti gli aspetti, segna la nascita di un regista molto promettente e conferma il progressivo emergere della cinematografia del Sudan.

Siamo a Karthum, nel Sudan convulso del 2005/2010 posto di fronte alla scelta della divisione.

Mona (Eiman Yousif), una ex cantante, appartiene a una famiglia musulmana benestante del Nord e cerca di essere una buona moglie, ma è frustrata da una vita che non le permette di esprimere appieno sé stessa. Un giorno, alla guida della sua auto, in un momento di distrazione investe un bambino: nel panico scappa, ma il padre del piccolo la segue fino a casa dove il marito Akram (Nazar Goma), armato per la situazione di pericolo che si vive nel paese, spara all’uomo, uccidendolo. La donna, sconvolta e divorata dai sensi di colpa, cerca in tutti i modi di scoprire l’identità dell’uomo ucciso e così conosce Julia, (Siran Riyak), una giovane madre originaria del Sud del Paese e per questo marginalizzata, in cerca del marito scomparso. Il delitto viene insabbiato dalla polizia, Mona non ne parla neanche con il marito e per farsi perdonare assume Julia come collaboratrice domestica, offrendo ospitalità a lei e al figlio Daniel, senza però rivelare loro le sue vere motivazioni. Una storia di espiazione e perdono che vede la nascita di una strana “famiglia” e di una profonda amicizia tra le due donne, una sorellanza al di là delle bugie, dei desideri e delle paure. Si tratta di due donne complesse, entrambi frustrate: una ha dovuto rinunciare alla carriera di musicista, l’altra avrebbe tanto desiderato poter studiare, ma non c’è rispetto né comprensione per loro, confinate ineluttabilmente ad un ruolo subalterno.

Un intrigo da tragedia antica che si svolge nel quadro di un contesto geopolitico arroventato, situato storicamente alla vigilia della divisione del Sudan. Attraverso le due protagoniste, la cui recitazione è intensa, ma molto naturale e mai sopra le righe, Mohamed Kordofani rivela con un talento straordinario i pesanti problemi sudanesi dell’epoca, riuscendo ad ottenere un perfetto equilibrio tra il dramma domestico e quello politico. La fotografia di Pierre du Villiers è splendida.  

Dice il regista, che sa mettere in rilievo tutti i problemi del suo Paese, enucleando il significato profondo del film: “il mio dovere d’artista mi imponeva di documentare la Storia da una prospettiva sociale più che politica. Goodbye Julia è un viaggio difficile attraverso la memoria collettiva del popolo sudanese, che tratta della vita quotidiana di due donne legate da situazioni sociali e politiche inusuali che le hanno segnate profondamente. La sceneggiatura s’ispira alle tappe della riconciliazione e affronta temi come quello del rimorso, della compensazione, del pentimento, del razzismo. Il film esamina la dinamica dell’interazione complicata tra i Nordisti e i Sudisti, così come il conflitto tra il progressismo e il conservatorismo e tratta il processo di cambiamento attraverso il quale dobbiamo passare per riconciliarci e guarire in quanto persone e società”.

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