Uganda, l’oppositore Kizza Besigye in carcere teme per la sua vita

di claudia
Kizza Besigye

Da venerdì scorso l’oppositore politico ugandese Kizza Besigye, che si trova in carcere a Kampala e imputato in un processo che si sta svolgendo alla Corte marziale, non può ricevere visite in carcere e può comunicare con l’esterno soltanto via telefono. Besigye, riporta Rfi che cita uno dei suoi avvocati, non può ricevere visite da parte di nessuno, nemmeno dei legali, e non ha il diritto di ricevere cibo dall’esterno.

L’isolamento cui è sottoposto Besigye è, formalmente, per ragioni di sicurezza: il 6 gennaio il figlio del presidente Museveni, generale Muhoozi Kainerugaba, aveva manifestato su X la sua volontà a decapitare o impiccare l’oppositore 68enne: “Hanno carta bianca per agire ora che hanno Besigye in isolamento. Questo dà loro la completa libertà di fare quello che vogliono” ha detto preoccupata uno dei legali di Besigye, Kato Tumiisime. Kainerugaba infatti, in quanto capo delle Forze di difesa ugandesi, ha una forte influenza sulla Corte marziale: “Tutto ciò che accade lì potrebbe essere influenzato dai suoi ordini, così come da quelli di suo padre, il presidente Yoweri Museveni, capo delle Forze armate. Pertanto, chiunque si opponga a un membro della famiglia o al presidente Museveni diventa automaticamente un nemico e il suo unico destino è quello di essere decapitato, impiccato o marcire in prigione in condizioni disumane”, ha detto Tumiisime a Rfi.

Stella Nyanzi, poetessa ugandese che per ragioni di sicurezza vive in Germania e che in Uganda ha avuto problemi legali per il suo attivismo politico, con un post critico sui social ha invitato Kainerugaba a non minacciare gli oppositori: “Invece di minacciare di decapitare o impiccare i leader dei partiti politici di opposizione ugandesi, cosa succederebbe se Muhoozi Kainerugaba ponesse davvero fine alla dittatura di suo padre”.

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