In Ruanda, il genocidio sembra non finire. La memoria torna periodicamente riacutizzando dolori sopiti. Nei giorni scorsi sono state rinvenute quattro fosse comuni contenenti almeno 200 corpi delle vittime del genocidio del 1994, ma potrebbero nasconderne molte di più. La fosse sono state rinvenute nel distretto di Gasabo, pochi chilometri a nord della capitale Kigali, e i primi corpi sono stati trovati a 17 metri di profondità. Finora ne sono stati riesumati «circa 200», interrati anche a 25 metri sotto il livello del suolo. Un responsabile distrettuale, Théogene Kabagambire, ha riferito però che si sospetta siano state tremila le persone sotterrate in cinque fosse comuni dell’area (una deve essere ancora localizzata). Sopravvissuti alla strage si aggirano attorno agli scavi per cercare di identificare un loro caro da brandelli di vestiti, riferisce il sito del giornale. Nel genocidio ruandese 800 mila persone di etnia tutsi, ma anche hutu moderati, furono massacrati in cento giorni da miliziani hutu.
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