Sudan: preoccupazione per secondo riempimento Gerd

di Valentina Milani
diga sul nilo

Yasser Abbas, ministro dell’Irrigazione e delle risorse idriche, in un messaggio inviato ai mediatori sudafricani rilanciato dall’agenzia di stampa sudanese, Suna, ha espresso la sua preoccupazione “per l’annuncio del ministro etiope dell’Irrigazione e dell’elettricità di procedere alla realizzazione del riempimento della Grande diga del rinascimento etiopico (Gerd) con 13,5 miliardi di metri cubi di acqua il prossimo luglio senza preavviso e senza firmare un accordo o uno scambio di informazioni”.

Secondo Abbas, questo è considerato “una minaccia diretta per la diga di Roseiers e per la vita degli abitanti sulle rive del Nilo”. Il ministro sudanese ha anche confermato che il primo riempimento (5 miliardi di metri cubi di acqua) ha già provocato molti danni e ha causato problemi alle stazioni idriche di Khartoum.

Sia l’Egitto che il Sudan hanno contestato la decisione unilaterale lo scorso luglio, quando l’Etiopia ha dichiarato di aver completato il primo riempimento della diga senza concordarne i termini con entrambi i paesi. Il Sudan ha affermato che la Gerd è una minaccia diretta per la diga di Roseiers, impegnandosi comunque a proseguire i negoziati sulla diga mediati dall’Unione Africana (Ua).

Il Sudan ha concluso l’ultimo ciclo di colloqui nello scorso fine settimana e poi ha contestato il fatto che l’Unione africana abbia organizzato nuovamente negoziati tripartiti ignorando le richieste di Khartoum di tenere riunioni tra gli esperti di ciascuno dei tre paesi in modo separato per discutere e identificare i punti di differenza.

La Grande diga del rinascimento etiopico è un gigantesco sbarramento sul Nilo azzurro. La sua costruzione è stata progettata e costruita, a partire da una decina di anni fa, da Addis Abeba. Da essa il governo etiope vuole trarre energia elettrica per il proprio sviluppo interno e da esportare nei paesi vicini.

Egitto e Sudan, le cui economie e i cui rifornimenti idrici dipendono in gran parte dal flusso delle acque del Nilo, vedono in questa opera una minaccia per il loro futuro. Dopo le tensioni iniziali, la questione è stata affrontata dai tre paesi in colloqui che si tengono da alcuni anni. Colloqui che però non hanno ancora portato a un’intesa.

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