La giustizia congolese ha annunciato la vendita pubblica dei beni confiscati a Corneille Nangaa, ex presidente della Commissione elettorale nazionale indipendente (Ceni) diventato capo ribelle, e ai suoi complici, condannati a morte per crimini di guerra, tradimento e partecipazione a un movimento insurrezionale. Questa vendita, prevista per il 30 gennaio 2025, ha lo scopo di risarcire le vittime dell’aggressione armata condotta nell’est della Repubblica Democratica del Congo dalle forze sostenute dal Ruanda, secondo una dichiarazione ufficiale firmata dal Ministro della Giustizia, Constant Mutamba.
Si tratta di diverse ville, terreni e appartamenti situati in zone popolari di Kinshasa. Tra questi figurano l’Hotel Castelo in Avenue Prince de Liège, le ville in Avenue Colonel Tshatshi e a Macampagne, un appezzamento di terreno recintato a Ngaliema e due appartamenti nell’edificio Dikin nel comune della Gombe. Tali beni, precedentemente sequestrati, erano stati confiscati nell’ambito dell’esecuzione delle sentenze emesse dall’Alta Corte militare e dalla Corte militare di Kinshasa/Gombe.
Il ministro Constant Mutamba ha sottolineato che questa vendita pubblica costituisce un passo importante per garantire il rispetto della giustizia e per inviare un messaggio dissuasivo. “Chiunque tradisca il Paese subirà la stessa punizione”, ha affermato, sottolineando l’importanza di utilizzare i fondi per risarcire le vittime dei conflitti nell’est.
Corneille Nangaa è stato condannato a morte l’8 agosto 2024, al termine di un processo a cui hanno partecipato 25 coimputati, cinque dei quali erano presenti all’udienza, ricorda il giornale online Actualite. La difesa aveva denunciato la mancanza di tempo per preparare le proprie argomentazioni e aveva annunciato ricorso in appello. L’ex presidente della Ceni è stato accusato di crimini di guerra e tradimento in quanto coordinatore dell’Alleanza del fiume Congo (AFC), un gruppo insorto legato all’M23. L’ultimo rapporto delle Nazioni Unite ha rivelato una catena di comando che collega le autorità politico-militari ruandesi, il generale Sultani Makenga, leader dell’M23, e Corneille Nangaa, che avrebbe agito sotto gli ordini di Makenga.
Questa misura giunge in un momento di continue tensioni politiche legate alle accuse mosse a Nangaa, in particolare da suo fratello Christophe Baseane Nangaa, governatore dell’Haut-Uélé. Quest’ultimo ha negato ogni coinvolgimento nelle azioni del fratello e ha chiesto che vengano chiarite le responsabilità. “Non posso assumermi la responsabilità dei crimini commessi dai ruandesi”, aveva dichiarato in precedenza.