Per la cannabis medicale ci sarà ora spazio anche in Marocco

di claudia
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Coltivare, produrre, lavorare ed esportare cannabis a scopo medico: l’Africa che potrebbe presto dominare il mercato mondiale della cannabis legale, un businnes che in alcuni Paesi del continente sta diventando sempre più remunerativo. Oltre al caso più noto dello Zimbabwe dove dal 2018 il governo di Harare ha autorizzato 57 diverse aziende a coltivare cannabis destinata all’esportazione, il Marocco sta cominciando a muovere i primi passi. Di recente infatti sono state rilasciate nel Paese nordafricano le prime dieci autorizzazioni per la produzione, la lavorazione e la commercializzazione della cannabis e dei suoi derivati per uso medico, farmaceutico e industriale. Beneficiari delle licenze sono cooperative agricole delle province di Al Hoceima, Chefchaouen e Taounate. L’Agenzia nazionale per la regolamentazione delle attività legate alla cannabis precisa che sta ancora lavorando per sviluppare il settore e semplificare la conversione delle attività illegali in attività legali.

Questo passo segue il disegno di legge approvato nel 2021 sugli usi legali della cannabis. La ricerca scientifica, ha commentato l’allora ministro dell’Interno, Abdelouafi Laftit, ha dimostrato la possibilità di un uso sicuro di farmaci come la canapa indiana in vari. Le Nazioni Unite hanno adottato nel dicembre 2020 le raccomandazioni dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), che non considera più la canapa indiana come un “prodotto pericoloso senza valore terapeutico”.

La legalizzazione ha comportato la creazione di un’agenzia nazionale di regolamentazione responsabile dello sviluppo di un circuito agricolo e industriale, con “perimetri regolatori”, “cooperative di agricoltori autorizzate” e “piante certificate”, secondo il disegno di legge approvato, che raccomanda il raggruppamento di agricoltori sotto forma di cooperative che si occupino della firma dei contratti con i produttori. 

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