Roma, l’arte di Othello De’ Souza-Hartley nello stadio dei Liberi Nantes

di Stefania Ragusa

Fino al 27 ottobre il campo sportivo XXV aprile di Roma ospiterà le opere del performer e fotografo londinese-caraibico Othello De’Souza-Hartley. Avete letto bene: uno spazio sportivo di periferia (siamo a Petralata) diventa location per un appuntamento artistico. Ma non si tratta di uno stadio qualsiasi: il XXV aprile non è nuovo a queste aperture sociali e culturali. Non a caso è una delle “basi” di Liberi Nantes, associazione sportiva dilettantistica, riconosciuta dall’UNHCR, che promuove e garantisce la libertà di accesso allo Sport a rifugiati e richiedenti asilo politico. Daniela Migani, curatrice della mostra, ci spiega perché ha “scelto” Othello e perché ha voluto portarlo proprio qui.

Porto negli occhi il lavoro di Othello De’Souza-Hartley dai miei anni londinesi. Ci incontravamo per caso alle mostre nella zona East di Londra e agli eventi come 1:54, la fiera di arte contemporanea africana che ormai è diventata un happening internazionale. Avevamo amici in comune e abbiamo finito per salutarci, pur in assenza di una vera e propria presentazione. Le parole hanno preso il sopravvento, le idee e i progetti si sono fatti sempre più consistenti tanto da riprometterci di lavorare insieme.

Il Campo Sportivo XXV Aprile, invece, lo porto negli occhi e nel cuore da quando ero bambina e presenziavo con ila mia famiglia alle feste dell’Unità. Ricordo i concerti seguiti comodamente a cavalcioni sulle spalle di mio padre, mia nonna che cucinava il baccalà fritto e quel senso di comunità molto forte in una periferia romana ancora troppo emarginata.

Mio padre, insieme agli altri abitanti del quartiere più impegnati socialmente e politicamente, ha contribuito a costruirlo il campo dove, fra l’altro, giocava come capitano nella gloriosa Albarossa, la squadra che per anni ha rappresentato Pietralata nei tornei.

Rientrata in Italia da Londra, per quegli strani casi della vita, sono venuta a vivere a Pietralata. Per molto tempo non ho più saputo nulla delle vicende legate al Campo, solamente che era stato lasciato in stato di abbandono per anni. Frequentando le associazioni di quartiere ho scoperto i Liberi Nantes, una ASD attiva proprio al XXV Aprile che, da oltre dieci anni, attraverso l’attività agonistica, riunisce sotto un’unica squadra rifugiati e richiedenti asilo.

Varcare l’ingresso di quegli spazi, a distanza di oltre venticinque anni, mi ha fatto vivere un’emozione grandissima. Gli sguardi e i sorrisi dei ragazzi della squadra e di un progetto, che ha ridato vita e anima a un luogo rimosso, mi ha restituito la speranza e la voglia di credere in una comunità multietnica possibile, come quella che ho scoperto a Londra.

Uno scorcio dell’allestimento

Ho capito subito che avrei voluto portare un progetto al Campo sia per la necessità personale di lavorare nel quartiere sia per la storia che caratterizza questo luogo. La molla propulsiva è stata l’idea di partecipare alla Rome Art Week e l’idea è arrivata spontanea non appena Othello mi ha inviato le immagini del suo ultimo progetto. Own Narrative, infatti, è la sua serie più recente e probabilmente anche la più intima. L’artista sente di aver raggiunto quel momento della vita in cui bisogna raccontare la propria storia senza compromessi e decide di farlo utilizzando una fotocamera Polaroid. Le sei immagini che compongono la serie sono il risultato degli scatti durante una sua performance. Il video Noise – una collaborazione con l’artista multidisciplinare Bee Smith – denuncia inoltre il rumore incalzante e negativo delle notizie quotidiane sui temi sociali di razza e genere.

In tempo reale, avevo già fatto l’associazione spogliatoi/nudità/intimità/mascolinità. Gli spogliatoi del Campo XXV Aprile mi sono sembrati la location perfetta per la mostra di Othello. Un luogo dove i giocatori si spogliano e si ‘mettono a nudo’ ma, in questo caso, ho immaginato fosse una nudità con tutta la storia che uno si porta dentro, compresa di mille possibili fragilità. Othello ha origini caraibiche e sicuramente porta dentro di sé, indelebili, i segni della storia tormentata dei suoi avi.

L’artista indaga inoltre da anni il significato di mascolinità oggi partendo da una riflessione personale, infatti, è stato spesso creduto e incasellato, a un primo approccio, come omosessuale. Questo è stato lo spunto per una riflessione più ampia sulla vulnerabilità maschile propria e altrui; e come questa venga percepita. Soprattutto sui deboli confini e generalizzazioni imposte dalla società. Othello ama sconfinare, ritrarre la pelle maschile e femminile all’interno di uno spazio in cui il corpo s’inserisce in completa armonia. Un’armonia con il luogo che ci accoglie a cui tutti noi aneliamo con convinzione.

LAST BUT NOT LEAST: da pochi giorni è uscito un documentario che racconta la storia di Liberi Nantes. Si intitola Fuoricampo e lo ha realizzato il collettivo MELKANAA.

(Alessandra “Dada” Migani)

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