Nigeria, restrizioni a importazioni peggiorano l’inflazione

di claudia

La Banca Mondiale ha sottolineato come le restrizioni all’importazione e la gestione non flessibile del tasso di cambio della Banca Centrale della Nigeria sono tra i principali elementi che stanno spingendo l’inflazione alimentare in Nigeria. E’ quanto si evince dal rapporto semestrale della Banca mondiale noto come Africa’s Pulse.  “L’aumento dei prezzi dei generi alimentari è il fattore alla base dell’impennata dell’inflazione primaria in Nigeria” si legge nel rapporto.

I prezzi dei generi alimentari sono aumentati a causa delle restrizioni all’importazione e di una gestione non flessibile del tasso di cambio. L’attuale regime mantiene artificialmente forte il tasso di cambio ufficiale della naira mentre la naira si è notevolmente indebolita sul mercato parallelo. Inoltre, la banca centrale ha limitato l’accesso degli importatori alla valuta estera per 45 prodotti e ha ridotto la fornitura ad altri importatori. “L’inflazione – indica sempre il rapporto – ha raggiunto il massimo degli ultimi quattro anni al 18,2% nel marzo 2021, per poi scendere al 16,0% nell’ottobre 2021 quando l’inflazione dei prezzi alimentari è scesa dal picco del 22,9% di marzo al 18,3%. L’inflazione complessiva è salita al 15,7% a febbraio 2022, in aumento di 0,1 punti percentuali rispetto ai due mesi precedenti”. La banca ha aggiunto che la carenza di cibo e carburante ha pesato sui prezzi al consumo nonostante i sussidi per il carburante, aggiungendo che la guerra in Ucraina probabilmente peggiorerebbe i tassi di inflazione.

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