Mondo arabo a pezzi, la Lega araba ricomporrà i cocci?

di Enrico Casale
un incontro della Lega araba

Il vertice della Lega araba che si apre oggi, 29 marzo, in Giordania, avrà di fronte a sé un compito difficile: ricompattare un mondo arabo più diviso che mai. L’importanza dell’appuntamento è sottolineata dalla massiccia presenza di capi di Stato. Nel villaggio nei pressi del Mar Morto dove si svolgerà saranno presenti sedici capi di Stato, tra cui sette africani: Mohammed VI, Re del Marocco; Beji Caid Essebsi, Presidente tunisino; l’egiziano Abdel Fattah al Sisi; il sudanese Omar El-Bashir, il libico Fayez el Sarraj; il gibutino Ismaïl Omar Guelleh; il somalo Mohamed Abdullahi Farmajo; il mauritano Mohamed Ould Abdel e il comoriano Aziz Othman Ghazali. Non sarà presente il Presidente algerino Abdelaziz Bouteflika da tempo malato e impossibilitato a muoversi, che sarà rappresentata dal Presidente del Consiglio di Stato, Abdelkader Bensalah.

Il mondo arabo si presenta spaccato. Fonte di divisione è la lotta tra le due potenze regionali, Arabia Saudita e Iran, che ha polarizzato una comunità già di per sé litigiosa e spesso incapace di risolvere i problemi che la attanagliano. Problemi di grande rilevanza: la guerra in Siria che si trascina dal 2011, la storica questione palestinese, la guerra in Yemen, ma anche la lotta al fondamentalismo islamico e, in particolare, a Daesh (lo Stato Islamico) che si è pericolosamente diffuso in Medio oriente e in Africa.

Sul tavolo anche i rapporti sempre più difficili con gli Stati Uniti. La Presidenza di Donald Trump si è rivelata, fin dalle prime settimane, diffidente, se non ostile, nei confronti dei Paesi arabi. L’annunciato spostamento dell’ambasciata Usa in Israele da Tel Aviv a Gerusalemme (rivendicata da ebrei e musulmani come propria capitale) e il decreto anti immigrazione, che riguarda alcuni Paesi arabi, sono apparse ad alcuni leader mediorientali e africani come uno sgarbo.

La bandiera della Lega araba

La bandiera della Lega araba

Tra le novità del vertice è la presenza del Re del Marocco. La partecipazione è un successo personale di Re Abdullah di Giordania, il padrone di casa. Mohammed VI non voleva prendere parte al summit che considerava inutile perché offriva «una falsa impressione di unità e di solidarietà in un mondo arabo tutt’altro che compatto». Il sovrano marocchino ha però accettato l’invito e il suo discorso è particolarmente atteso. Probabilmente, come ha fatto in altre occasioni internazionali, il Re inviterà i capi di Stato arabi a una profonda azione riformatrice che dovrà essere fatta «da loro stessi e per se stessi».

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